L'intervista
"Putin perderà. La vittoria degli ucraini non passerà per un cessate il fuoco”, ci dice un generale Usa
"Entro agosto i russi potrebbero arrivare al 'point of culmination', ovvero quella soglia nella quale non saranno più in grado di attaccare e potranno subire la controffensiva dell’avversario", è la previsione di Frederik Benjamin “Ben” Hodges, ex comandante supremo delle Forze armate americane in Europa
Parlare con il generale Frederik Benjamin “Ben” Hodges, ex comandante supremo delle Forze armate americane in Europa e grande conoscitore del teatro continentale, oggi ai vertici del Cepa, il Center for European Policy Analysis di Washington, è rassicurante per chi ha a cuore il destino dell’Ucraina e della sicurezza in Europa. Ben Hodges non è un guerrafondaio, ma da buon militare sa che, quando il nemico conosce solo le ragioni della forza, è con la forza che gli si deve rispondere. E lui è convinto che, siccome gli ucraini hanno dimostrato di saper fare buon uso della forza, “gli ucraini vinceranno questa guerra”, che non hanno voluto ma che stanno combattendo meglio dei loro “aggressori”. Anzi, il generale precisa: “Entro agosto i russi potrebbero arrivare a quello che nel gergo militare si chiama point of culmination, ovvero quella soglia nella quale non saranno più in grado di attaccare e potranno subire la controffensiva dell’avversario”. Poi aggiunge: “Posso sbagliarmi naturalmente, ma penso che questo è quello che accadrà”.
Non è una previsione, diciamo così, di consensus questa. La guerra nel sud appare più difficile che nell’ovest per gli uomini di Zelensky e gli analisti militari registrano difficoltà di rifornimento di armi e vettovagliamento che quando si era vicini a paesi amici non si avvertivano. Tuttavia Ben Hodges, per il suo ruolo e il suo passato, è ben fornito di informazioni provenienti dall’efficientissima intelligence americana e finora le ha indovinate tutte. Nel 2015, quando comandava le truppe americane in Europa e la Crimea era già finita nel carniere di Putin, aveva previsto: “Entro cinque, sei anni Putin attaccherà l’Ucraina”. Ed è successo. Ai primi dello scorso marzo, quando l’armata russa circondava Kyiv, ha pronosticato che “nel giro di due, tre settimane sarebbe stata costretta a ripiegare”. Previsione ottimistica, si diceva. Ma è quello che è accaduto. Avrà ragione anche questa volta?
Il rovescio della medaglia della vittoria di Kyiv sarà la sconfitta di Mosca, non domani forse, ma neppure in un tempo troppo lontano, mesi probabilmente: “Putin voleva conquistare l’Ucraina e impedire l’allargamento della Nato, ma non sta ottenendo né l’una né l’altro – spiega – Gli ucraini lo ricacceranno da dove era venuto. Si riprenderanno tutti i territori compreso il Donbas (ma non cita la Crimea, ndr). La Nato si sta allargando a due paesi, Svezia e Finlandia, dotati di eserciti ben addestrati e di una capacità non comune di mobilitare riserve ben equipaggiate oltre a una difesa costiera di eccellenza munita di caccia inglesi di ultima generazione e F35. Con l’ingresso di Svezia e Finlandia per l’Alleanza si apriranno inoltre le porte dei mari nordici con una potenziale proiezione verso l’Artico, una delle regioni strategiche più contese al mondo”. Le ragioni di questa probabile sconfitta militare russa sono “quelle di sempre”: logistica inefficiente, catena di comando troppo gerarchizzata e poco flessibile, demotivazione degli uomini, rifiuto al combattimento, diserzioni.
In questa conversazione da Washington, Ben Hodges si tiene a distanza di sicurezza dai problemi geopolitici, dalle questioni negoziali, dalle realtà politiche interne dei vari membri dell’Alleanza. Ma qualche rassicurazione e qualche monito è disposto a lanciarlo. La prima rassicurazione riguarda il suo paese. In Europa c’è molta preoccupazione per una possibile sconfitta dei democratici alle prossime elezioni di mid term che potrebbero riaprire le porte della Casa Bianca a Trump o a qualcuno che gli somigli. Hodges è netto: “Negli Stati Uniti la posizione sulla guerra è bipartisan”. E in effetti il Congresso finora ha sempre approvato anche con il voto dei repubblicani i massicci aiuti militari ed economici a Kyiv. Il monito invece è duplice e riguarda la coalizione nel suo insieme da una parte e l’Europa dall’altra: “Per vincere occorre che l’occidente resti unito”. Agli europei e ai pacifisti frettolosi invece Hodges rivolge un appello: “Per favore non parlate di cessate il fuoco. Se cessa il fuoco ora, qualunque negoziato partirà dalla situazione acquisita sul campo e i territori occupati non torneranno più a Kyiv. La vittoria deve avvenire sul campo di battaglia”. Il messaggio da Washington non potrebbe essere più chiaro.