un'analisi
La Russia è impoverita. La guerra ripercorre uno schema già visto
L'invasione e lo scontro non vinti amplificano le disfunzioni nella gestione dello stato, fino al collasso. Poveri che combattono, popolazione ridotta, le sanzioni che colpiscono i ricchi e i vertici. Fino a una possibile trasformazione politica
Le famiglie dei caduti nella guerra contro l’Ucraina ricevono dal Cremlino del denaro sufficiente per comprare un’automobile di modesto livello. I combattenti, a loro volta, ricevono, ma una tantum, un salario che corrisponde a un anno del reddito guadagnato prima della guerra. La gran parte dei combattenti è molto povera, viene da famiglie molto povere, e spesso dalle regioni più povere. Si ha una redistribuzione del reddito a favore delle fasce più povere della popolazione. Redistribuzione che avviene perché, mentre il pil russo si contrae per effetto delle sanzioni, le fasce più povere legate alla guerra vedono migliorare le proprie condizioni di vita grazie ai trasferimenti monetari del Cremlino.
Come portato di più lungo termine abbiamo che i non pochi caduti riducono la popolazione in età di lavoro disponibile per i tempi di pace; e abbiamo che la popolazione disponibile si riduce anche per effetto di chi è fuggito all’estero per dissenso con il Cremlino. Nel caso del Covid abbiamo avuto una quantità di morti in rapporto alla popolazione di gran lunga maggiore rispetto a quanto registrato in Europa e Stati Uniti.
Si sta ormai materializzando un impoverimento della Russia che ha origine nella riduzione della popolazione, nel blocco dei trasferimenti di tecnologia dall’estero, nelle sanzioni sulle materie prime non rinnovabili. Questo impoverimento colpisce i grandi ricchi, come gli oligarchi, che posseggono una parte cospicua della ricchezza detenuta sia in patria sia all’estero, ma colpisce anche chi è legato alle attività dello stato, che, diventando molto meno ricco, potrà distribuire molto meno. Costoro, i siloviki, sono individualmente molto meno ricchi degli oligarchi, ma sono molto più numerosi e, soprattutto, sono innervati nei gangli dello stato.
La Russia è uno dei paesi con la maggiore diseguaglianza nella distribuzione dei reddito. Una diseguaglianza inferiore solo a quella degli stati petroliferi della penisola arabica. Si arguisce che esiste una relazione fra i paesi ricchi di materie prime e la grande diseguaglianza. La ricchezza di questi paesi non è, infatti, il frutto di un lavoro sistematico che si è formato nei secoli, ma il frutto della ricchezza del sottosuolo che può essere controllata da chi controlla lo stato.
Si ha oggi in Russia una notevole minor ricchezza degli oligarchi, una classe media di servitori dello stato dubbiosa del proprio avvenire, e una classe media professionale che si è ridotta perché una parte non modesta è fuggita all’estero. Il Cremlino sta puntando sulle fasce di popolazione povere, come i pensionati, diventati meno numerosi con il Covid, e come chi abbia avuto a che fare con la guerra. Queste ultime due fasce di popolazione sopravvivono con dei trasferimenti dello stato modesti. Come conseguenza la diseguaglianza si riduce ma nell’impoverimento generale.
Quel che sta accadendo in Russia ricorda una sequenza famosa: mobilitazione di massa a scopo bellico, cui segue una trasformazione politica, che porta al collasso dello stato, con la sostituzione della classe dirigente in essere. Insomma, una sequenza già vista in Europa come portato delle due guerre mondiali, nonché, e nientemeno, una sequenza che ricalca il portato dei primi Tre dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse: Guerra, Rivoluzione, Collasso, con il Quarto, la Pestilenza, che si è già materializzata come Covid. Va notato come le Sacre Scritture non abbiano finora spinto alla prudenza il patriarca Kirill.
Possiamo tentare, seguendo questa traccia, una previsione: la guerra contro l’Ucraina non è vinta, mentre emergono le gravi disfunzioni nella conduzione dello stato; la combinazione di guerra non vinta e disfunzioni diffuse mette in difficoltà lo stato per come è attualmente; questo processo alimenta il cambiamento politico che può portare al collasso del regime.