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A Fontecchio, con gli artisti ucraini. Dove la bellezza resiste alla guerra della Russia
Nel comune abruzzese, grazie a una residenza artistica realizzata dalla fondazione Maxxi e dal ministero della Cultura, cinque artisti che hanno vissuto i primi giorni dell'invasione riscoprono, attraverso le loro opere, che l'arte e la creatività possono sopravvivere anche quando si vive la tragedia
“Se vogliamo vivere in un mondo democratico, noi siamo il prezzo di questa democrazia”, dice Olena Turyanska, 57 anni, originaria di Leopoli. Dallo scorso ottobre si è trasferita a Fontecchio, un piccolo borgo dell'Abruzzo vicino all’Aquila, per vivere e lavorare nella residenza per artisti realizzata dalla fondazione Maxxi, con il sostegno del ministero della Cultura e la collaborazione del comune di Fontecchio e della fondazione Imago mundi.
Il progetto di residenza ospita cinque artisti ucraini che, distanti dal loro paese, invaso dalle forze russe esattamente un anno fa, hanno trovato in Fontecchio uno spazio sicuro e stimolante in cui lavorare, lontano dalle sirene antiaeree e dalle corse verso i rifugi antibomba. Insieme a Turyanska, incontriamo Petro Ryaska, 48 anni, di Bilky, un artista tra il multimediale e la performance, che organizza mostre e cura uno dei progetti per la residenza più belli dell'Ucraina, chiamato “Sorry, no rooms” a Uzhorod.
“Quando sono arrivato a Fontecchio, c’è voluto un mese per adattarmi e ritrovare un nuovo equilibrio nelle mie giornate: capire cosa potevo fare e come sviluppare la mia arte qui, in questo borgo”, dice Ryaska, che ci accoglie nella sua casa piccola, ma accogliente, dove tele e colori fanno da padroni. Sopra la scrivania c’è un dipinto che sta asciugando: raffigura la sagoma di un uomo e la scritta “un diritto di esposizione”. “Quest'opera si riferisce a un argomento di ricerca che porto avanti da molto: il diritto delle persone e degli artisti di esprimersi e sentirsi liberi”, spiega Ryaska. Nel chiarire il modo in cui si potrà tornare a respirare quella libertà ricercata da Ryaska e cacciare le truppe di Putin, Turyanska è netta: “In questo momento abbiamo bisogno di armi. Siamo invasi, e quando qualcuno entra a casa tua e vuole ucciderti, non puoi dialogare, devi avere qualcosa per poter reagire”.
Turyanska, il cui metodo artistico consiste nello sperimentare l'uso della carta attraverso il disegno e l’intaglio, ci fa ascoltare degli audio in cui si sentono le sirene degli allarmi antiaerei che da un anno le continuano a riempire le orecchie. “I suoni che ho raccolto saranno parte del mio prossimo progetto, composto dai segnali di allarme che ho registrato giorno per giorno dalla finestra di casa mia a Leopoli”.
La guerra in Ucraina ha portato con sé non solo distruzione e morte, ma anche un profondo senso di precarietà e insicurezza. Gli artisti ucraini presenti a Fontecchio sanno bene cosa significa vivere in un ambiente così difficile e pericoloso. Tuttavia, il loro lavoro dimostra che la creatività e la bellezza possono sopravvivere anche in situazioni estreme.
“Parlando con alcuni artisti e in particolare con Olena Turyanska, abbiamo verificato come le conseguenze del terremoto assomigliano molto a quelli della guerra: le similitudini ci sono sia negli effetti sul mondo esterno che nell'impatto sulle persone. Anche se ovviamente le cause sono molto diverse”, dice Valeria Pico assessore alla Cultura di Fontecchio che sottolinea come il comune si sia messo immediatamente a disposizione per l’accoglienza a pochi giorni dall’attacco russo. “Già dal 28 febbraio abbiamo iniziato a ospitare famiglie ucraine, porgendo le nostre mani in questo momento terribile”.
Progetti per il futuro? “Quello che si impara durante una guerra è a vivere il momento: oggi ci siamo, siamo vivi, abbiamo la nostra casa e i nostri cari sono ancora con noi, pensare al futuro è impossibile perché tutto può finire in un attimo, con il solo scoppio di una bomba”, dice Olena con gli occhi lucidi.
Sabato 4 marzo, dopo sei mesi di lavoro, le opere di Olena Turyanska, Petro Ryaska, Lucy Ivanova, Yehor Antsyhin e Andriy Sahaydakovskyy saranno esposte al Convento di San Francesco a Fontecchio. Inoltre, quello stesso giorno, alle 18 nella sede di Maxxi L'Aquila, gli artisti incontreranno il pubblico del museo per condividere la loro esperienza in un luogo di pace.