La versione di Parsi
Xi Jinping va da Putin: così Pechino getta la maschera sul suo ruolo di finto mediatore
Il leader cinese sta già mandando armi in sostegno alla Russia. L'atteggiamento di non belligeranza nei confronti di Mosca è sempre più attivo: deve spingerci a rafforzare la fermezza della coalizione filoucraina
"Due sono le questioni che riguardano la Cina in questo momento nei suoi rapporti con la Russia e per quel che riguarda la guerra in Ucraina. La prima questione è l'annuncio del viaggio di Xi Jinping a Mosca. È stata definita la data: si tratterà di un vertice di due giorni con Vladimir Putin. È particolarmente grave perché avviene nel momento in cui Putin ha delle difficoltà sul campo: l'offensiva militare russa sembra essersi già arenata, o quantomeno essere molto rallentata. Avviene nel momento in cui comunque, in concomitanza di quest'offensiva, stanno aumetando le perdite civili in Ucraina, aumentano le scelte russe di provocare vittime civili come punizione e rappresaglia nei confronti della resistenza ucraina. E avviene nel momento in cui le Nazioni Unite rilasciano un rapporto in cui i puntano il dito in maniera esplicita nei confronti della Russia per crimini di guerra ripetuti e massicci, attribuibili alle truppe russe durante questo anno di guerra d'aggressione in Ucraina. Xi mira dunque a sostenere l'amico Putin nel momento in cui questo sostegno è il più prezioso.
La seconda notizia è che Politico punta le evidenze che la Cina stia già spedendo armi alla Russia: si parla di fucili d'assalto, componenti per i droni e giubbotti antiproiettile. Questo nonostante l'ammonimento ufficiale molto fermo sia degli Stati Uniti, sia dei paesi europei, sia degli altri alleati asiatici. E ci dice che ancora una volta che Pechino getta la maschera. L'atteggiamento di non belligeranza cinese nei confronti della Russia è sempre più attivo e chiarisce le prospettive - illusorie - che da Pechino arrivi una forma di mediazione accettabile per l'Ucraina e per tutti i paesi che la sostengono. Un'escalation diplomatica e militare seppur indiretta dovrebbe molto preoccuparci, ma deve anche spingerci a rafforzare la fermezza e la saldezza della coalizione. La guerra finirà quando finirà l'invasione".