Meloni eroina d'Ucraina

Luciano Capone

La fermezza della premier contro Putin (e il M5s), senza badare troppo ai contraccolpi politici e ai sondaggi. L’entusiasmo di Kyiv per il suo discorso, che teme l'abbandono dell'Occidente. Anche con le parole si combattono le guerre

Il video ha iniziato a circolare, sottotitolato in inglese o ucraino, sui social e nelle chat. Così come sui siti ucraini: “Il primo ministro italiano spiega l’importanza di continuare ad aiutare l’Ucraina”, titola l’Ukrainska Pravda; altri giornali parlano della sua “appassionata difesa del sostegno di Roma all’Ucraina”. Sono le parole pronunciate da Giorgia Meloni alla Camera, in risposta a una deputata del M5s che chiedeva lo stop agli aiuti militari a Kyiv: “L’onorevole Scutellà ci dice: fermatevi. Penso che lo debba dire a Putin”, aveva detto Meloni. “Se lo dice a noi, tradisce una posizione: vuol dire consentire l’invasione dell'Ucraina. Io non sono così ipocrita da scambiare un’invasione con la parola pace”.

 

Il discorso di Meloni è stato condiviso sui social dai vertici politici ucraini, dal consigliere del ministero dell’Interno Anton Gerashchenko che ha un seguito canale Telegram; al capo dell’ufficio di Zelensky Andriy Yermak, che ha parlato di un “bellissimo discorso”; fino al consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak, che ha parlato di spiegazione “brillante” della premier agli “europei che continuano a umiliare l’Europa chiedendo di non aiutare l’Ucraina". Altri elogi sono arrivati da Michael McFaul, ex ambasciatore americano a Mosca: “Spettacolare, Giorgia Meloni è stata eccellente sull’Ucraina”, ha detto l’ispiratore della politica di Obama sulla Russia.

 

L’improvvisa popolarità in Ucraina dei due minuti dell’intervento di Meloni rivela molto sia della premier italiana sia degli ucraini. Meloni emerge come una leader con convinzioni profonde e con la forza di sostenerle, all’opposizione come al governo. E il sostengo militare all’Ucraina non è una posizione semplice, dato che Meloni si trova – a differenza del governo Draghi – con un’opposizione in buona parte contraria (M5s e Verdi/sinistra), una maggioranza divisa e con sensibilità diverse (FI e Lega) e un’opinione pubblica più stanca e incline a una pace anche al costo di sacrificare qualche pezzo di Ucraina. Ma Meloni ha il coraggio di affrontare le critiche e di dire in Parlamento, senza troppi giri di parole, che l’Italia continuerà a sostenere Kyiv “senza badare all’impatto che queste scelte possono avere nel breve periodo sul gradimento” del governo: “Continueremo a farlo semplicemente perché è giusto farlo”. In questo, la premier ricorda Emmanuel Macron che, sulla tanto contestata riforma pensionistica, ha detto: “Tra i sondaggi di breve termine e l’interesse del paese scelgo l’interesse del paese”.

 

L’altro aspetto rilevante è l’entusiasta reazione ucraina. Che è figlia di una sorta di paura dell’abbandono, del timore che le leadership europee si stiano stancando. Dopo l’uscita di scena di un fervente sostenitore di Kyiv come Boris Johnson, a parte i paesi scandinavi e dell’Est Europa, sono sempre meno e più flebili le voci a sostegno della resistenza ucraina. Macron è impegnato con i problemi interni, Scholz è sempre stato più tiepido. Quelle di Meloni sono, dopo un po’ di tempo, le prime esplicite e appassionate parole a favore di Kyiv e per questo sono state accolte con entusiasmo. Perché è anche di parole, oltre che di soldi e generatori elettrici e armi, che hanno bisogno gli ucraini. Come ne hanno bisogno le opinioni pubbliche delle democrazie europee, che in questo snodo storico hanno un ruolo fondamentale. Ed è a questo che servono i leader politici, a dire parole chiare su cosa è giusto fare anche quando non è piacevole.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali