Artrite reumatoide: cos'è la malattia di cui soffriva Anna Marchesini
Gonfiore alle articolazioni, rigidità mattutina, dolore alla palpazione, tumefazione calda ma non arrossata. Sono alcuni dei sintomi dell'artrite reumaoide, "una malattia infiammatoria che colpisce lo 0,5% della popolazione adulta, per cui in Italia si possono stimare 250-300 mila pazienti".
Gonfiore alle articolazioni, rigidità mattutina, dolore alla palpazione, tumefazione calda ma non arrossata. Sono alcuni dei sintomi dell'artrite reumaoide, "una malattia infiammatoria che colpisce lo 0,5% della popolazione adulta, per cui in Italia si possono stimare 250-300 mila pazienti. Insorge in media a 55 anni, ma abbiamo anche casi in età giovanile e altri dopo gli 80 anni. Le donne sono più colpite, con un rapporto di 4 a 1". Lo spiega all'Adnkronos Salute Gianfranco Ferraccioli, ordinario di Reumatologia della Fondazione Policlinico Gemelli-Università Cattolica, dopo la morte dell'attrice Anna Marchesini, malata da molti anni proprio di artrite reumatoide.
"Dal 2010 - sottolinea Ferraccioli - abbiamo criteri semplificati per consentire una diagnosi rapida, che è cruciale per un trattamento precoce. Prima potevano passare anni di dolori per arrivare a una diagnosi. Mentre il fattore tempo è fondamentale, perché dopo 12 mesi dai primi sintomi il rischio di mortalità di questi pazienti è tre volte superiore a quello della popolazione normale. Mentre intervenire entro il periodo 'finestra' di 12 settimane dall'esordio consente di portare il 50% dei pazienti in remissione e il 25% addirittura a sospendere i farmaci dopo 12 mesi, come se fossero guariti".
"Ancora oggi però - riferisce l'esperto - vediamo pazienti 'tardivi', che arrivano alla diagnosi ben oltre i 12 mesi dall'esordio dei sintomi. In questi casi il rischio maggiore è legato alle comorbidità secondarie, che sono di tipo cardiovascolare e respiratorio, e possono portare a morte prematura".
Se la ricerca farmacologica negli ultimi anni è andata avanti, molti pazienti "con diagnosi precoce riescono ad andare in remissione anche senza ricorrere ai nuovi farmaci biologici. In altri casi questi divengono inevitabili, ma c'è un 10% di pazienti tardivi che non risponde nemmeno alle terapie biologiche attualmente disponibili. Ecco perché, per evitare tutte le comorbidità e contrastare al meglio la malattia, è fondamentale seguire attentamente la terapia e in casi di problemi con alcuni medicinali parlarne con il reumatologo, senza interrompere le cure", conclude. Il consiglio dell'esperto è quello "di non sottovalutare dolori articolari che non passano dopo due settimane. Inoltre si è visto che il fumo aumenta il pericolo di artrite reumatoide".