Occhiello
Scoperti 15 geni
I ricercatori sono arrivati a questo risultato senza sequenziare il genoma di nessuno: hanno invece analizzato i dati condivisi da persone che avevano acquistato i propri profili genetici tramite un servizio online e scelto di partecipare alla ricerca.
Scoperte per la prima volta 15 regioni del genoma legate alla depressione nelle persone di origine europea. Molte di queste aree sono coinvolte nella regolazione dell'espressione genica e nella nascita dei neuroni nel cervello che si sviluppa. Ma i ricercatori sono arrivati a questo risultato senza sequenziare il genoma di nessuno: hanno invece analizzato i dati condivisi da persone che avevano acquistato i propri profili genetici tramite un servizio online e scelto di partecipare alla ricerca.
Questo - riporta 'Nature Genetics' - ha permesso di sfruttare la potenza statistica di un campione dalle estesissime dimensioni, e i risultati sono poi stati confermati, con metodi tradizionali di genetica, dal team guidato da Roy Perlis di Harvard/Massachusetts General Hospital (Usa).
E' noto che la depressione possa essere ereditata. Tuttavia, prima di questo studio, gli approcci convenzionali 'genome-wide' (cioè di scansione del genoma umano alla ricerca di geni coinvolti nella malattia) non erano riusciti a identificare in modo affidabile i siti cromosomici associata con la malattia nelle popolazioni con radici europee.
La strategia dei ricercatori è stata quella di adottare un campione molto più grande dei precedenti (circa 350.000 persone in tutto) consentendo di volgere uno sguardo più da vicino alle regioni 'sospette': in tutto, Perlis e colleghi hanno trovato 17 varianti genetiche legate alla depressione a 15 aree 'chiave' del genoma.
Gli autori avvertono: anche se i siti del genoma rappresentano ancora solo una frazione del rischio di depressione, i risultati supportano l'opportunità di integrare metodi tradizionali con i dati 'crowd-sourced', cioè provenienti da grandi numeri di persone.
"Speriamo che questi risultati - concludono - aiutino le persone a capire che la depressione è una malattia del cervello, con la sua biologia. Ora arriva il duro lavoro: dovremo utilizzare questi nuovi spunti per cercare di sviluppare trattamenti più efficaci".
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