Svegliati, spermatozoo
Dalla differenziata a Chagall, cosa evitare per recuperare lo sperma gagliardo che la modernità ci ha rubato
Sono un uomo occidentale e i ricercatori dell’Università Ebraica di Gerusalemme hanno scoperto che i miei spermatozoi in pochi anni si sono più che dimezzati (-59,3 per cento). Una catastrofe per la quale gli esperti accusano i pesticidi, il fumo (ma chi fuma più in occidente?), l’obesità, lo stress, le malattie sessualmente trasmesse, insomma quasi tutto e dunque quasi niente. Il New York Times avanza sospetti su decine di migliaia di sostanze chimiche ed è come se per un omicidio in città la polizia sospettasse tutti gli abitanti di un quartiere. Magari il colpevole è davvero lì in mezzo ma per giungere a un arresto, a un processo, a una condanna bisogna essere molto più precisi.
Sono un uomo occidentale e mi sto estinguendo e nessuno sa bene il perché. In Israele almeno indagano (laggiù hanno ancora presente l’importanza della demografia), qui in Italia nemmeno quello, tanto ci penseranno gli africani dei barconi a colmare i vuoti, lo ha detto pure il presidente dell’Inps.
Nel mio eiaculato dovrebbero esserci quaranta milioni di spermatozoi e me ne ritrovo venti o diciotto. Se gli scienziati non mi dicono chi mi ha sottratto “l’unica forza” (Renato Zero, “Il cielo”) e come fare per riacquistarla, mi sento autorizzato all’autoprescrizione, a praticare e a consigliare al lettore maschio una terapia la cui efficacia non è ancora scientificamente dimostrata ma che si ispira al pensiero di uno scienziato illustrissimo. “Credo sia il cambiamento culturale dei ruoli familiari e sociali a produrre una modificazione nella nostra biologia”: così parlò Umberto Veronesi in un’intervista oggi più attuale di allora. “Se un uomo deve alzarsi al mattino per cacciare la preda, se deve uccidere e inseguire, il cervello comunica i suoi bisogni aggressivi all’ipofisi, che stimola le ghiandole endocrine, la tiroide, i surreni e le gonadi: da qui la produzione di molti ormoni maschili che, a loro volta, creano gli spermatozoi. Se invece lo stesso uomo trascorre la giornata in ufficio, arriva a casa e aiuta nei lavori domestici, la sua ipofisi riceverà meno stimoli aggressivi e i testicoli funzioneranno meno”. Quei venti o ventidue milioni di spermatozoi mancanti all’appello me li ha rubati una cultura e solo un’altra cultura, di segno uguale e contrario, me li potrà restituire. Ecco un primissimo, breve elenco di consigli cultural-terapeutici, di efficacia non provata tuttavia probabile, e comunque facili da mettere in pratica nei più svariati ambiti. Uno: non usare più la parola emozione. Oggi la usano tutti, uomini e donne indifferentemente, ad esempio la usa lo youtuber Gordon (“Vorrei riuscire a trasmettere emozioni”) che guarda caso si presenta ai 111 mila seguaci con parrucca da donna (sarebbe interessante che l’Università Ebraica di Gerusalemme studiasse anche il suo, di eiaculato). Invece è una parola (e una cosa) che va lasciata alle femminucce. L’uomo usa un’altra parola (e un’altra cosa): la ragione. Due: al ristorante non ordinare mai pesto leggero. In generale non manifestare mai avversione contro qualsivoglia ingrediente, meno che meno l’aglio. Anche perché se non hai abbastanza spermatozoi cosa la baci a fare una donna… Un pesto senz’aglio è un pesto castrato come il gatto grasso e lento che sedicenti amici degli animali si tengono in casa: poi non bisogna stupirsi se l’aglio e il gatto si vendicano. Tre: schifare le bollicine. Proust ordinava Veuve Cliquot per chiacchierare meglio con i prostituti di una casa d’appuntamenti omosessuale. “Per lo sciampagna non andavano pazze che le fanciulle” scrive Dostoevskij nei “Fratelli Karamazov”. Com’è stato possibile che a un certo punto i maschi eterosessuali si piegassero a un bere tanto frivolo? Quattro: non fare la raccolta differenziata o, se costretti con la forza, farla senza zelo e ogni tanto, quando nessuno vede, buttare rifiuti indifferenziati nel primo cestino perché il brivido trasgressivo ti ricarichi di testosterone. Lo psicoanalista Gérard Pommier ha rivelato che per le sue pazienti nessun uomo risulta meno eccitante di un ecologista. Saranno nevrotiche, saranno pazze, ma gli spermatozoi sanno contarli. Quinto e per ora ultimo consiglio revirilizzante: non mettere piede in mostre dedicate a Chagall o Frida Kahlo e non andare alla Biennale se non si è critici d’arte. Di quanto contenuto nei padiglioni veneziani l’incolto non ci capisce nulla e per non svelare la propria ignoranza sarà portato ad approvare ovinamente: atteggiamento passivo, indegno di un maschio alfa, e capace di addormentare l’ipofisi per mesi.