Parla Roberto Burioni: "La malaria? Il rischio vero è costituito da chi viaggia senza fare la profilassi"
L'ordinario di Virologia al San Raffaele di Milano spiega che il caso di Sofia Zago "deve insegnarci a non abbassare mai la guardia di fronte a certe malattie". Sul suo futuro: "La stima di Renzi mi lusinga, ma il mio lavoro attuale mi piace"
“Una lezione da imparare. E se possibile, alla svelta”. È così, per Roberto Burioni, che va considerata la vicenda di Sofia Zago, la bambina trentina di 4 anni morta per malaria agli Ospedali Civili di Brescia. “Né allarmismo né sottovalutazione di un caso che è comunque gravissimo”. L’insegnamento che se ne deve trarre, secondo l’ordinario di Microbiologia e Virologia al San Raffele di Milano, è questo: “Che le malattie che sembrano sparite in realtà possono tornare”. Pensare che la malaria sia un incubo da relegare ad un passato remoto fatto di miseria, paludi infestate e campagne insalubri è insomma un grave errore. “Con certi morbi non si può mai abbassare la guardia finché non li si sia totalmente debellati. E la malaria, al momento, è ben lontana dallo sparire dalla faccia della terra. E insieme alla malaria anche la poliomolite, la difterite…”.
L’elenco, fa capire Burioni, sarebbe lungo. E il medico non ha troppo tempo a disposizione. Risponde di fretta, ma con cortesia, nel mezzo della pausa pranzo. Oberato dagli impegni professionali, ovvio, “ma anche da questa faccenda della candidatura in Parlamento col Pd, su cui mi toccherà a breve fare una comunicazione ufficiale”. Un’anteprima? “Al Foglio non posso dire di no. Ma scusate: non stavamo parlando di malaria?”.
Vero. Di malaria e delle cause del contagio. “Partiamo dalle basi. Serve innanzitutto la zanzara. Anzi, un certo tipo di zanzare: quelle anofeli. Che in Italia non dovrebbero esistere, o quantomeno non in numero tale da costituire un rischio effettivo per la popolazione”. Ci sarebbe da ipotizzare, dunque, un incremento improvviso del numero di esemplari, magari dovuto alle temperature straordinariamente elevate di questa estate? Sulle ipotesi, Burioni preferisce non pronunciarsi. “Anche perché non sono un entomologo, e non mi piace commentare senza avere dati certi a disposizione”. Neppure sulle cause specifiche del contagio della bambina trentina, ha voglia di esprimersi. Dice soltanto: “In tanti stanno mettendo in circolo un sacco di sciocchezze senza alcun fondamento scientifico. La cosa certa, per ora, è una, ed è utile ribadirla: perché ci sia un contagio, c’è bisogno dell’insetto. La malaria non si trasmette, in nessun caso, direttamente da uomo a uomo. È necessario che ci sia una zanzara che punga un individuo infetto e poi trasmetta il virus ad uno sano”.
Quanto ai commenti di alcuni giornali, alle ricostruzioni che vorrebbero la malaria “portata” dai migranti, Borioni confessa di non avere letto i quotidiani. “Ho avuto troppo da fare”. Ma quando gli si leggono i titoli di Libero e del Tempo, fatica a trattenere una risata amara. E spiega: “Qui il problema non è l’immigrazione o l’accoglienza. Il problema semmai è la faciloneria con cui tanti italiani affrontano viaggi nei paesi a rischio senza eseguire, prima, una corretta profilassi. È su quello che bisognerebbe intervenire. Su quello e sulla necessità di migliorare le pratiche di diagnosi e di primo intervento”. Anche perché, per quanto riguarda la malaria, un vaccino non c’è. E anche questa, evidentemente, è una lezione per chi dice che i vaccini non servono. “Alcune sperimentazioni in corso sono promettenti. Ma ci vuole ancora del tempo prima che i vaccini contro la malaria arrivino in farmacia”.
Parla con estrema chiarezza, e però concitato, Burioni. E forse, chissà, con la stessa chiarezza, con la stessa concitazione, tra qualche mese lo si potrebbe sentir parlare in un’aula del Parlamento. O no? “La richiesta ufficiale non c’è stata, questa è la premessa essenziale e vorrei che venisse riportata”. Fatto. E dunque? “Dunque l’attenzione e la stima manifestatami da Matteo Renzi in questi mesi mi hanno molto lusingato, non lo nascondo. Il segretario del Pd si è esposto con coraggio a difesa della scienza e contro la stregoneria degli antivaccinisti, in un momento in cui farlo non era scontato”. Sembra una premessa anche questa, in verità. Un preambolo che porta infine a un “Sì”. “E invece devo dire che il mio lavoro attuale mi piace e mi diverte. Per ora resto qui al San Raffaele”. Per ora. Anche perché, appunto, una proposta ufficiale non c’è ancora stata. Ma è inutile chiedere a Burioni se cambierebbe qualcosa, qualora questa proposta arrivasse davvero. “Sono uno scienziato. E sono abituato a ragionare sulla base di evidenze reali”. Sulle ipotesi, del resto, si sa: Burioni preferisce non pronunciarsi.
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