Al M5s piace la flessibilità. Ma solo sui vaccini
“L'obbligo si può graduare: nell'intensità, nel tempo e anche livello territoriale”, dice il ministro Grillo. Resta aperta la questione dell'Anagrafe vaccinale
Ospite di Agorà Estate su Rai Tre (qui la puntata integrale), il ministro della Salute Giulia Grillo, è tornata sul tema dell'obbligo vaccinale per dire che questo “si può graduare: nell'intensità, nel tempo e anche livello territoriale. Perché ci sono regioni che hanno coperture altissime e altre molto più basse. Si possono prevedere interventi mirati sulla base di dati epidemiologici. Questo è razionale buon senso, non fare un decreto che mette 10 vaccini all'improvviso quando il giorno prima erano 4”.
“Ci sono tante forme di obbligatorietà”, ha puntualizzato Grillo. “Quella dell'esclusione scolastica è un atto estremo, una misura che in Europa non è molto diffusa. Proporremo le vaccinazioni con metodo flessibile, sulla base dei dati epidemiologici e senza esclusione da scuola ma con obbligatorietà che sia con sanzioni economiche e processo informazioni economiche, come fanno i paesi più sviluppati come la Germania”.
“L'esclusione scolastica è un'esclusione pesante, quindi prevederla a un certo punto deve essere fortemente giustificato di fronte alla popolazione. Pertanto ci sono delle gradualità nei meccanismi sanzionatori che uno stato può tranquillamente utilizzare prima di arrivare all'estremo”, ha precisato il ministro Cinque stelle.
Sì, è vero, tra i paesi Ue l'esclusione da scuola è una misura rara. Ma in Germania, ad esempio, per iscriversi a scuola occorre presentare il certificato di vaccinazione. Sin dal 2015, con l’entrata in vigore della Präventionsgesetz, la “legge sulla prevenzione” – approvata dopo l’epidemia di morbillo del 2014 – devono essere verificati tutti gli esami di routine per bambini, adolescenti e adulti, e gli asili nido hanno il diritto legale di chiedere il parere di un medico prima di accettare un bambino. In Francia, il ministro della Solidarietà e Salute, Agnes Buzyn, annunciando la misura che ha reso obbligatori i vaccini, ha sottolineato che chi non vaccina i propri figli non sarà in grado di iscriverli in qualsiasi asilo, nido, scuola o campo estivo, sia privato che pubblico. Il codice penale francese, inoltre, prevede fino a due anni di prigione e una multa di 30.000 euro a chiunque cerchi di evitare di vaccinare i propri figli senza una causa legittima (anche se la condanna è molto rara in questi casi).
Il ministro Grillo ricorda che il M5s ha “fortemente criticato il decreto Lorenzin proprio perché non è stato né graduale né preceduto da un adeguato lavoro di un governo che si è reso conto che le coperture vaccinali erano scese. Peccato che erano scese in quattro anni, quindi se ne poteva accorgere pure prima visto che la precedente ministra è stata in carica cinque anni”. Il realtà, stando a quanto ha sottolineato nel marzo scorso Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, sono stati appena quattro i bambini esclusi dagli istituti scolastici a Milano, altrettanti a Savona, qualche decina in Sardegna. E nonostante i dati confermino il trend positivo di vaccinazioni in Italia (per l'Iss la copertura vaccinale ha superato il 95 per cento), Carlo Signorelli, past president della Società italiana di igiene, ha spiegato all'Ansa che “si può stimare che ancora 30 mila bambini non siano in regola”.
Rispondendo poi alle critiche dei pediatri sulla circolare sulla possibilità di autocertificazione, il ministro Grillo sostiene che si tratta di “un allarme ingiustificato. Perché i pediatri dovrebbero sapere bene che è stata usato lo stesso metodo sia per il 2017 sia per la prima parte del 2018. Non vedo cosa sia cambiato. Noi abbiamo semplicemente utilizzato la possibilità di usare, da un punto di vista amministrativo e burocratico, l'autocertificazione. Questo perché il precedente governo non ha fatto l'Anagrafe nazionale vaccini, attraverso la quale, invece, ci sarebbe un automatismo nel conoscere chi è vaccinato e chi non lo è”.
L'Anagrafe resta la grande incompiuta del dl Lorenzin. “Il legislatore – ricorda Silvio Cepparulo, Specialista in Malattie Infettive e Medicina legale, sull'Huffington Post – con la legge 31 luglio 2017 n.119, recante disposizioni in materia di prevenzione vaccinale, e con le circolari operative del ministero della Sanità (16 agosto 2017 e 1 settembre 2017), oltre ad ampliare le vaccinazioni obbligatorie, ribadiva l'istituzione, presso il ministero della Salute, dell'anagrafe vaccinale nazionale”. Il percorso, però, non si è mai completato e manca ancora il passaggio attraverso il Garante della privacy. “Prima che l’anagrafe nazionale sia implementata potranno passare anche due anni. Per questo, a nostro avviso è prematuro intervenire oggi sulla legge Lorenzin”, spiega al Sole 24 Ore il coordinatore del Calendario vaccinale per la vita, Paolo Bonanni. Attivare l'Anagrafe dei vaccini su base nazionale, sarebbe un'occasione perfetta per il governo gialloverde di dimostrarsi più efficiente dei suoi predecessori. In bocca al lupo.
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