Meno barriere, più vaccini. Serve un'alleanza globale sulla salute
Appello per una strategia sostenibile per la tutela della salute a livello mondiale e partnership tra pubblico e privato
Roma. Servono nuovi approcci per sviluppare una strategia più sostenibile e integrata per la tutela della salute a livello globale e partnership tra pubblico e privato. Questo l’appello del professor David Salisbury (associate fellow Global health security presso la Chatham House di Londra) condiviso da Walter Ricciardi (executive board, WHO), Rino Rappuoli (chief scientist di GSK Vaccines) e dall’ambasciatore australiano in Italia Greg French in occasione dell’evento “Global Health. L’Italia driver di best practice”, organizzato dalla rivista Formiche e Gsk martedì 9 ottobre a Roma.
Il progresso indotto dalla globalizzazione ha migliorato le condizioni di vita di milioni di persone, ma non ha finora garantito una distribuzione equa dei suoi benefici né la sostenibilità dei risultati raggiunti. La salute, hanno sottolineato gli esperti intervenuti, è un prerequisito fondamentale per lo sviluppo umano e per la crescita economica delle popolazioni. Le diseguaglianze nell’accesso agli strumenti di tutela della salute rappresentano una barriera alla sostenibilità della salute globale. I vaccini rappresentano il 3 per cento della spesa sanitaria mondiale a fronte del 97 per cento del costo in farmaci, ma il loro contributo rispetto ai primi nell’allungamento della vita umana e benessere della popolazione è maggiore. Dal 2006 al 2016 si è raggiunta una quota di 640 milioni di bambini vaccinati nel mondo, con oltre 9 milioni di morti evitate. Ad esempio, nell’area dell’Africa sub-sahariana nella cosiddetta “cintura della meningite” sono state immunizzati oltre 268 milioni di persone negli ultimi anni, grazie a una partnership pubblico-privato con il governo britannico, in collaborazione con il centro di ricerca vaccini Gsk di Siena, che ha consentito lo sviluppo del vaccino poi utilizzato. Con un numero crescente di vaccini e terapie che potrebbero richiedere produzione su larga scala, l’attuale modello di finanziamento basato sul settore industriale diventerà sempre più difficilmente sostenibile e non sarà in grado di soddisfare le esigenze future. Le recenti esperienze con i vaccini per prevenire Ebola, Malaria e Zika hanno messo in evidenza la complessità di questo processo, in particolare per quanto riguarda la fornitura sostenibile di un vaccino per le popolazioni a basso reddito.
Emergono due problemi sostanziali: una carenza di forniture e lacune programmatiche nello stanziare i budget per i vaccini. Individuare prima le barriere istituzionali e finanziarie serve a evitare di sviluppare vaccini che poi non possono essere usati, causando un considerevole spreco di risorse, anche economiche. La capacità di acquisto è una delle barriere maggiori per i paesi in via di sviluppo. Alcuni vaccini vanno da un costo di 75 dollari a dose quando si introducono nel mercato a 64 dollari. Nel 2017, ad esempio, undici paesi hanno perso la copertura vaccinale per il morbillo a causa del costo elevato. Un’alleanza globale sui vaccini può portare a una riduzione del prezzo, grazie all’aumento della disponibilità, mantenendo un grado di ritorno per chi lo produce, ma garantendo comunque un prezzo accessibile. Una buona salute è sia un obiettivo sia un risultato dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che auspica di assicurare una vita sana e promuovere il benessere per tutti. Il rispetto di questa roadmap, compresi gli aspetti relativi alla salute, può contribuire al progresso anche in termini economici, sociali e ambientali a livello nazionale, regionale e globale. Sono obiettivi molto ambiziosi, ma anche effettivamente raggiungibili? La discrepanza tra le aspettative della comunità sanitaria globale e le azioni necessarie non solo minaccia il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma rappresenta anche una delle più grandi sfide dell’investimento in salute per il benessere e progresso economico dell’intero pianeta.
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