L'obbligo vaccinale funziona. Ma il governo vuole cancellarlo
Secondo il ministero della Salute la legge Lorenzin è riuscita nell'obiettivo di alzare le coperture vaccinali: 13 regioni sono oltre la soglia di sicurezza. E dal 12 marzo si entra a scuola solo con il certificato
Roma. La legge Lorenzin, entrata in vigore nel 2017, è riuscita nell'obiettivo di alzare le coperture vaccinali. Secondo gli esperti del ministero della Salute, confrontando i primi sei mesi del 2018 con i dati al 31 dicembre 2017, in diversi casi è stato raggiunto e superato il 95 per cento, la soglia minima raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanità per la cosiddetta “immunità di gregge”. Una rilevazione di medio termine effettuata dal ministero mostra che per l’esavalente (il vaccino contro difterite, tetano, pertosse, poliomielite, epatite B e influenza di tipo B) 13 regioni sono oltre la soglia di sicurezza. Sono ancora sotto la soglia le roccaforti no vax: la provincia autonoma di Bolzano si ferma all'89,36 per cento – comunque sempre molto più del 71,8 dell’anno precedente – il Veneto (93,72), il Friuli Venezia Giulia (92,82), la Sicilia (92,40). Sfiorano il limite le Marche, che toccano il 94,47 per cento di copertura. Ma la legge sull’obbligo ha fatto da traino anche a vaccini solo “raccomandati”, tutti con coperture in aumento: l’antipneumococcica passa dal 90,90 al 91,98 per cento e l’antimengococcica C sale dall’82,64 all’87,77 per cento. Un dato che sembra smontare l'argomentazione di chi, come il ministro della Salute Giulia Grillo, sostiene che l'obbligo crea invece “una contrapposizione controproducente”.
Per il ministro grillino “Lorenzin si è dimostrata incapace di gestire la situazione e di contrastare il calo attraverso efficaci politiche di raccomandazione per poi ricorrere, all'ultimo momento, a un provvedimento coercitivo e divisivo”. Sta di fatto che dopo l'entrata in vigore della legge Lorenzin, le coperture sono salite. Ciò nonostante, con l'approvazione della nuova legge sui vaccini in discussione al Senato, è altamente probabile che l’obbligo sarà cancellato. Giulia Grillo spera di portare a casa già per Pasqua un testo che ne prevede il superamento in quelle aree dove venga raggiunta la soglia di sicurezza del 95 per cento, salvo nel caso del vaccino per il morbillo. Il provvedimento introdurrà il cosiddetto “obbligo flessibile”, quindi la vaccinazione obbligatoria solo “in caso di emergenze sanitarie o di compromissione dell’immunità di gruppo”. Viene da chiedersi perché il governo voglia cancellare una normativa che, una volta tanto, ha dato i frutti sperati in meno di un anno.
I buoni risultati della legge approvata il 31 luglio del 2017 e i numeri positivi sulle vaccinazioni arrivano proprio nel giorno in cui scade il termine per presentare la documentazione da parte di chi aveva iscritto i propri figli in scuole e asili con una semplice autocertificazione. Da domani, 12 marzo, si entra a scuola solo con il certificato di vaccinazione. Inizialmente si era previsto che la data fosse oggi, ma “quando i termini di legge scadono in un giorno festivo, automaticamente c'è uno slittamento a quello feriale successivo” ha spiegato Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, che aggiunge: “Il fenomeno è molto contenuto e riguarda poche persone in tutta Italia e al momento non sono state riscontrate criticità né segnalazioni particolari”. “Per chi non si presenterà a scuola con il certificato richiesto, applicheremo semplicemente la legge”, ha aggiunto l’Associazione, secondo cui il problema “è soprattutto nella scuola primaria, dove i non vaccinati potrebbero restare a contatto con gli immunodepressi”.
Anche secondo il ministro Grillo, intervistata da Repubblica, “non saranno grandi numeri, come hanno dimostrato i controlli a campione dei Nas sulle autocertificazioni. Quelli che non vogliono vaccinare sono una esigua minoranza”. Se si tiene conto che nel 5-6 per cento di non immunizzati ci sono anche i bambini che non possono vaccinarsi per certificati motivi di salute, secondo il ministero a oggi rischierebbero di rimanere fuori delle aule non più di 10 mila bambini, mentre i genitori dei ragazzi tra i 6 e i 16 rischiano solo una multa da 100 a 550 euro, per altro mai comminata sino a ora. Al momento nel Lazio, secondo i dati forniti dalla regione, ci sarebbero un migliaio di casi a rischio esclusione, un numero simile è stimato in Toscana, mentre in Veneto gli irregolari sarebbero in 17 mila, ma molti di questi “con giustificazione”. La situazione appare comunque tranquilla: il comune di Rimini segnala 28 alunni ancora non in regola, una cinquantina a Padova, secondo il Mattino. I Nas di Livorno hanno segnalato alla Procura due genitori ritenuti responsabili di falso in atto pubblico, per aver attestato la vaccinazione dei propri figli, mai realmente avvenuta. Tutt'altra aria in Alto Adige, baluardo no vax, dove il sovrintendente scolastico per la provincia di Bolzano Vincenzo Gullotta avverte che “non ci saranno né esclusioni né sanzioni”.
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