I No Vax non trovano nei vaccini i “metalli pesanti” che non ci sono. Cortocircuito
Dopo le analisi di Corvelva è panico tra gli antivaccinisti
Secondo Popper, il criterio di demarcazione tra discipline pseudoscientifiche e scienza vera sta nel fatto che le affermazioni derivate dalle prime non sono sottoponibili a controllo sperimentale. I propugnatori di pseudoscienza sono infatti attenti ad utilizzare argomenti ad hoc per evitare controlli, oppure, quando sono bravi, formulano teorie che per costruzione ne sono immuni e sono compatibili con qualunque esito di un eventuale test.
Non tutte le argomentazioni antiscientifiche sono però pseudoscienza “à la Popper”: qualche volta, infatti, le si può esaminare sperimentalmente e invalidare. Questo non è certo sufficiente a scoraggiare i sostenitori di una teoria bislacca: ci si può sempre rifugiare nel complotto, ipotizzando che la verifica sia stata volontariamente artefatta, oppure che le misure in contrasto con i propri assunti siano affette da errori nascosti, o ancora che le misure in realtà siano false. Questo tipo di regressione cognitiva è tipicamente utilizzato contro gli scienziati, per cui si potrebbe pensare che per un cospirazionista sia molto più difficile attaccare un dato portato dalla propria parte, invece che dai ricercatori. Non è così. E ne abbiamo appena avuta la prova per una di quelle affermazioni particolarmente care ai propugnatori dell’antiscienza che si oppone alle vaccinazioni – cioè che i vaccini contengano metalli pesanti, responsabili a loro dire di numerose patologie.
Questa affermazione è stata sottoposta a verifica sperimentale da “Corvelva”, associazione nota per aver diffuso i più inverosimili risultati circa la composizione dei vaccini. Nella sua solita forma – cioè senza nessun dettaglio sperimentale, senza alcuna possibilità di revisione scientifica e senza descrivere dove siano state svolte le analisi – Corvelva riporta l’analisi della concentrazione di 29 metalli in 4 vaccini, concludendo che, eccetto i risultati conformi all’atteso per l’alluminio, gli altri 28 metalli “sono risultati tutti sotto il limite di rilevabilità di 300 ng/g” con una metodica che “rappresenta la tecnica di spettroscopia atomica più sensibile ed è quindi idonea all’analisi quali-quantitativa di elementi in tracce”. Tuttavia, questo risultato, proprio per i vaccini esaminati, è in contrasto con quanto pubblicato su una rivista predatoria da una famosa coppia di “nanopatologi” italiani, ove si affermava che tali vaccini (e molti altri) conterrebbero nanoparticelle metalliche, in quantità tali da destare preoccupazioni per la salute umana (una tesi smentita dalla comunità scientifica e anche dalla magistratura).
Il fatto che quei due “nanopatologi” abbiano pubblicato un lavoro in cui il tungsteno sia considerato metallo diverso dal wolframio (sì, sono la stessa cosa) non ha mai interessato gli antivaccinisti, ma il contrasto con i dati di Corvelva ha subito causato nei No vax una dissonanza cognitiva, evidente soprattutto sui social media: come è possibile che un’associazione free-vax possa smentire la presenza di metalli tossici nei vaccini?
Le risposte sono arrivate, molteplici ed immediate: le misure sarebbero imparagonabili perché fatte con tecniche diverse, oppure le nanoparticelle metalliche sfuggirebbero per loro intrinseche qualità alle analisi “standard”, oppure ancora, come afferma la stessa Corvelva, si ripeteranno le analisi per studiare “con una tecnologia più sensibile solo i metalli che hanno dato un segnale certo” (cosa questo voglia dire, non si sa).
In breve: i metalli tossici nei vaccini ci sarebbero comunque e, non essendo possibile accusare gli scienziati pagati da “Big Pharma” di aver contraffatto le analisi, tutto va ripetuto, affinché i risultati siano conformi alle attese.
Perché, secondo il più classico cortocircuito cognitivo che si chiama “pensiero motivato”, non si tratta di scoprire come stiano le cose, ma di dimostrare quella verità che più ci piace.
*Enrico Bucci - SHRO, Temple University-Philadelphia
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