Europa vs omeopatia
Politico racconta la battaglia dei governi spagnoli contro le pseudo medicine, che trova alleati in Ue
Milano. L’omeopatia, pratica che secondo numerosi studi compiuti in tutto il mondo è destituita di valore scientifico e priva di reale capacità curativa, è piuttosto popolare in Europa. Milioni di cittadini sono convinti nella sua efficacia e, per esempio, in Italia i rimedi omeopatici sono venduti comunemente nelle farmacie. Dal 2001 la Commissione europea approva la vendita di rimedi omeopatici in maniera equiparata ai farmaci normali, ma in Europa c’è un paese che non ne vuole più sapere, e che sta raccogliendo alleati: la Spagna, come ha raccontato lunedì 6 luglio un articolo di Politico Europe a firma di Carmen Paun.
Negli ultimi mesi è stata la Francia a fare più baccano, con la decisione del governo del presidente Emmanuel Macron di eliminare dal programma dei rimborsi pubblici per i farmaci i rimedi omeopatici, in maniera graduale a partire dall’anno prossimo e in maniera completa dal 2021. La misura rischia di essere impopolare, perché secondo i sondaggi il 74 per cento dei francesi considera l’omeopatia come in qualche modo “efficace”. Il governo Macron è stato coraggioso, ma più ancora lo è quello spagnolo, che a causa del suo rifiuto di equiparare i rimedi omeopatici a medicinali veri ha rischiato, nel 2017, che l’Unione europea aprisse contro Madrid una procedura di infrazione. La ministra della Salute dell’allora governo di centrodestra, Dolors Montserrat, impose ai produttori di rimedi omeopatici di rinnovare la loro licenza di vendita con il governo, e di provare scientificamente la loro efficacia. Moltissimi di questi farmaci finirono fuori mercato, o persero il diritto di definirsi come curativi. Ma la battaglia contro l’omeopatia in Spagna è bipartisan. La ministra di centrosinistra che ha sostituito Monserrat, María Luisa Carcedo, ha lanciato alla fine dell’anno scorso una campagna per eliminare dalle università e dai centri sanitari quelle che il suo ministero ha definito “pseudoterapie”, come il feng shui, i fiori di Bach, il reiki e l’omeopatia. Il governo spagnolo, inoltre, sta facendo pressione a Bruxelles per cambiare la direttiva europea del 2001, quella che equipara per molti versi i prodotti omeopatici ai medicinali.
Seguendo l’esempio della Spagna prima e della Francia poi, altri paesi hanno cominciato a mettere in dubbio la dottrina prevalente in Europa di equiparazione tra omeopatia e medicina e così negli ultimi anni, grazie al lavoro di alcuni governi sia di destra sia di sinistra, si può dire che in Europa sia nato un movimento non organizzato per limitare il proliferare di pseudomedicine alternative. La principale associazione dei medici tedeschi, che rappresenta 150 mila dottori e psicoterapeuti, a giugno ha scritto una lettera aperta per chiedere al governo tedesco di porre fine ai rimborsi pubblici per i rimedi omeopatici. Il servizio sanitario nazionale britannico ha fatto lo stesso nel 2017, con il capo dell’organizzazione che ha commentato: l’omeopatia è “alla meglio un placebo e un abuso degli scarsi fondi” pubblici destinati alla sanità. In altri paesi come il Belgio, l’Austria i prodotti omeopatici sono esclusi dai rimborsi pubblici. Lo stesso vale per l’Italia, dove però il costo dei medicinali e delle visite omeopatiche può essere detratto, con ricetta medica, dalla dichiarazione dei redditi.
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