I rifiuti e la realtà negata anche al tempo del virus
Le plastiche si accumulano e per quelli sanitari l'unica possibilità di smaltimento è incenerirli. Peccato che gli inceneritori siano pochi e le frontiere chiuse
E’ evidente che un paese già con il fiato corto e tante debolezze strutturali affronta questo momento con molti handicap in più. Chi per esempio denunciava le carenze strutturali di tutto il settore della gestione dei rifiuti oggi ne ha tutte le controprove. Le filiere del riciclaggio soffrono come soffrono i settori industriali a valle che ne costituiscono lo sbocco naturale. In particolare le plastiche, sia quelle riciclabili sia quelle non riciclabili (50 per cento), di solito destinate all’incenerimento o alla discarica. Solo che con i cementifici chiusi e i termocombustori carichi di incombenze varie, fra cui lo smaltimento dei rifiuti sanitari, aumentano inevitabilmente gli stoccaggi. Nel frattempo non solo Cina e India hanno da tempo cessato di importare i nostri rifiuti, ma anche gran parte delle frontiere europee si son chiuse con buona pace di quanti hanno sempre cercato di scaricare i problemi non risolti a casa con il turismo dei rifiuti.
C’è poi il problema dei rifiuti sanitari, sia quelli ospedalieri sia quelli di provenienza “civile”. I costi per gli ospedali sono arrivati a 1.000 euro a tonnellata e inevitabilmente la loro destinazione non può che essere l’incenerimento. Unica tecnologia in grado di assicurare la completa distruzione di eventuali fattori infettivi. Alcune regioni hanno fatto ordinanze che obbligano a bruciare questi rifiuti, salvo rendersi conto di non avere alcun impianto adatto sul loro territorio. In Italia non viaggia più nessuno, ma i rifiuti sì. Ancora nessuno si è spinto a proporre fortunatamente il riciclaggio di questi rifiuti, ma tutti quelli che hanno fatto la guerra agli inceneritori girano la testa dall’altra parte e fanno finta di niente. A cominciare dal nostro ineffabile ministro dell’Ambiente che in un momento di scelte importanti trova utile pubblicare tutorial su questioni fondamentali come le istruzioni per fare un po’ di riciclaggio domestico, tipo cosa si può fare con le calze vecchie (sic). Nel frattempo speriamo di essere in grado di continuare a raccogliere i rifiuti per strada. Le quantità prodotte sono diminuite. Non è una buona notizia, ma solo un ulteriore segno del crollo di produzioni e consumi.
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