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La prima linea

David Allegranti

Le retorica dei medici-eroi che non funziona: “Non dimenticatevi di noi dopo”, dice chi si è appena abilitato

Roma. Gli operatori sanitari sono “eroi”, secondo la retorica vigente, conveniente per chi ricopre incarichi pubblici e la utilizza perché deresponsabilizzante. Eppure non parliamo di Superman o Spiderman, ma in certi casi di ragazzi e ragazze che sono usciti da poco dall’università. Come i medici neo-abilitati che da pochi giorni hanno preso servizio per fare, a esempio, le guardie mediche. 

 

Giulia Maiolo, 26 anni, laureata nel luglio 2019, è una di loro. Calabrese di Catanzaro, ha appena iniziato a fare le notti a Pianopoli, un paesino di Lamezia Terme. “Due settimane fa ci hanno abilitati tutti d’ufficio con il solo tirocinio perché si saranno resi conto che servono medici... Ci voleva una pandemia”, dice al Foglio la dottoressa Maiolo, che ha fatto la tesi in neurologia ed è in attesa di poter partecipare, chissà quando, al concorso per accedere ai contratti di formazione per specializzandi. I passaggi per diventare medico sono articolati: laurea (sei anni), abilitazione (che da qualche settimana non esiste più) concorso nazionale per accedere ai contratti di formazione (durata variabile a seconda della specializzazione). Uno specializzando prende 1.652 euro i primi 2 anni, 1.750 dal terzo. Ma se sei in quel limbo fra l’abilitazione e l’attesa del concorso, rimani bloccato e devi accontentarti di quel che trovi. Come le guardie mediche. “Spesso sento dire che dovrebbero abolire il test di medicina ma non ci sarebbe niente di più sbagliato, già siamo in tanti anche con un test abbastanza selettivo e purtroppo non c’è proprio modo di formare tutti adeguatamente”, dice Maiolo. “Poi per entrare in specializzazione siamo costretti a fare corsi costosissimi perché la competizione è tanta e le borse sono poche. Si pensa alla professione medica come una miniera di oro e fortuna ma le persone non sanno veramente cosa ci stia dietro”. Pensiamo a uno specializzando che va a vivere fuori senza poter contare su un aiuto della famiglia. “Per esempio io vorrei specializzarmi in medicina interna in qualche scuola come quella di Pavia, almeno queste sarebbero le idee iniziali, poi dipende dove andrò a finire e in quale specializzazione entrerò”.

 

Insomma, è tutto abbastanza complicato ma per il momento alla dottoressa Maiolo vanno bene le guardie. “Poi si vedrà”. Il “poi si vedrà” di questi tempi è diventata una condizione esistenziale per tutti. Anche per i giovani medici, che si trovano in prima linea in una situazione senza precedenti. Non sempre, al netto della retorica degli “eroi”, gli operatori sanitari vengono dotati di dispositivi di protezione. “Ci stanno gettando nella gabbia dei leoni”. Ma le mascherine mancano per i medici? “A me personalmente ne hanno data una all’Asl ma non vale molto (e comunque è una e le mascherine sono monouso), ma poi anche il fatto che non sempre si sanno utilizzare adeguatamente i dispositivi è un problema. Perché anche vestirti male può vanificare una buona protezione. Poi sicuramente cambia da realtà a realtà, però sto vedendo (anche nei vari gruppi di medici sui social) che è un problema di cui i miei colleghi si lamentano in tutta Italia. Si parla tanto di eroi, ma non si guarda troppo alla protezione. A partire dai medici di base che sono tra i più esposti e i tra i meno protetti”. Insomma, dice Maiolo, “spero solo che non si dimentichino di noi neoabilitati. Ora stiamo andando incontro al sistema sanitario, andando a lavorare anche nelle unità speciali per il Covid, senza esperienza vera per fronteggiare determinate cose... Spero se ne ricordino e aumentino le borse per le specializzazioni”.

 

Dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono morti 94 medici. Un altro triste elenco aggiornato costantemente sul sito della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono 12.681 gli operatori sanitari contagiati. Ieri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della giornata mondiale della Salute, li ha ringraziati: “Le vicende drammatiche di questi giorni hanno mostrato di quanta generosità, professionalità, dedizione sono capaci gli operatori sanitari. Il nostro pensiero grato e riconoscente va alle infermiere e agli infermieri in prima linea, e con loro a tutti i medici degli ospedali e dei servizi territoriali, agli assistenti, ai ricercatori, a quanti operano nei servizi ausiliari: li abbiamo visti lavorare fino allo stremo delle forze per salvare vite umane e molti di loro hanno pagato con la vita il servizio prestato ai malati”. La Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici ha apprezzato l’impegno di Mattarella “a tradurre il ringraziamento in un sostegno lungimirante e duraturo”. Come dice, d’altronde, la dottoressa Maiolo: “Non dimenticatevi di noi”. Non ora ma neanche dopo.

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  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.