Il concorso per medici si farà a fine luglio, dice il ministro Manfredi
Il governo vuole incrementare i contratti di formazione post laurea. Ma tra i giovani abilitati c’è comunque preoccupazione
Roma. Il concorso per accedere ai contratti di formazione per medici specializzandi si farà. Lo ha detto il ministro dell’Università Gaetano Manfredi giovedì 9 aprile in audizione in commissione Cultura alla Camera: “Il nostro obiettivo è aumentare la platea di borse di specializzazione per il concorso che si dovrebbe tenere a fine luglio: oggi arrivano a circa 9 mila, però è necessario un incremento. C’è una proposta di inserire altre 5 mila borse di specializzazione, da una parte per ridurre l’imbuto formativo, dall’altra per garantire nei prossimi anni un maggior numero di medici specializzati soprattutto nelle aree critiche”.
Da settimane i sindacati e la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri spiegano al ministro che c’è necessità di specialisti e non di spot per l’Università. “Sapevo della volontà del governo di incrementare nel prossimo decreto legge i contratti di formazione post laurea”, dice al Foglio Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao-Assomed, l’associazione dei medici dirigenti. “E’ una delle proposte contenute nella proclamazione dello stato di agitazione della categoria. Il ministro Manfredi dovrebbe spiegare semmai come intende impiegare i circa 13 mila studenti ammessi al corso di laurea 2020/21 che entreranno nel mercato del lavoro tra 11 anni quando il fabbisogno sarà più che dimezzato rispetto all’attuale”. Sono due gli aspetti da tenere in considerazione. Il primo riguarda l’emergenza, l’altro la quotidianità ordinaria. Se se ne perde di vista uno, l’imbuto formativo non sarà risolto.
Quanto al concorso per fine luglio, dice Palermo al Foglio, “parteciperanno oltre 20 mila laureati. I posti attualmente disponibili sono 9 mila, se aggiungiamo i 5 mila promessi si arriva a 14 mila. Poi ci sono i contratti regionali, che in genere sono intorno ai mille. Si può ipotizzare una riduzione importante dell’imbuto formativo”. Ci sono comunque alcune criticità, osserva Palermo: “I contratti di formazione non sono strutturali ma una tantum e quindi necessitano di essere rifinanziati; la giustizia amministrativa continua ad ammettere in sovrannumero studenti al corso di Medicina. In pratica potremmo avere nei prossimi anni una ripresa consistente dell’imbuto formativo”.
Tra i giovani medici abilitati e in attesa di fare il concorso c’è comunque preoccupazione. Anche perché alcuni di loro adesso sono impegnati nell’emergenza Covid e lavorano senza sosta. Come la dottoressa Livia Rinaldi, cosiddetto “camice grigio”: “Da subito ho lavorato e gestito le due attività (lavoro e studio) e ora sono in prima linea nell’emergenza tra la guardia medica e le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale)”, dice al Foglio la dottoressa Rinaldi, un po’ abbattuta per come il governo si sta occupando della formazione dei medici: “Il rispetto per chi fa il nostro lavoro è solo un modo di riempirsi la bocca, perché io non mi sento rispettata affatto se devo trovarmi ora ad abbandonare le Usca alle quali sto dando salute, tempo e ragione, nelle quali stiamo facendo la differenza in un momento così critico, per un terno al lotto”, cioè per preparare il concorso. Oltretutto, “un concorso a luglio è sanitariamente rischioso. E non solo per i concorsi medici, ma in generale. Ci muoveremmo in massa da diverse regioni verso un unico luogo, i controllori dovrebbero avvicinarsi a tutti e, con mascherina chirurgica ffp2 non si respira (lo sa chi sta lavorando in questi giorni). Inoltre, appunto, chi è impegnato nell’emergenza dovrà allentare il lavoro per la fantomatica specializzazione”.