(foto LaPresse)

In tutta Europa è in corso un senicidio. Ci eravamo preparati da tempo

Giulio Meotti

Secondo la London School of Economics la metà di tutti i decessi di Covid-19 in Europa è avvenuta nelle case di cura

Roma. E’ questione di mentalità dominante, non di magistratura democratica che ora indaga e ispeziona le case di cura dell’Italia del nord. E’ una sorta di eutanasia sociale, di senicidio, di triage su larga scala per cui è considerato sbagliato chiedere per sé il respiratore se si è “vecchi e malati”. Secondo una ricostruzione del Sunday Times su una riunione del governo di Boris Johnson alla fine di marzo, il braccio destro del premier, Dominic Cummings, aveva esposto così il piano del governo prima che BoJo si ammalasse: “Immunità di gregge, protezione dell’economia e se ciò significa che alcuni pensionati muoiono, peccato” (Cummings ha poi negato di averlo detto). Da una parte c’è un protocollo informale, per cui gli “anziani”, specie se con patologie, non vengono curati ma accompagnati alla morte con sedativi nelle case di cura, come se il Covid-19 fosse per loro una malattia terminale. Dall’altra parte ci sono i protocolli formali. L’ultimo lo ha diffuso ieri il Financial Times.

 

L’Nhs, il Servizio sanitario britannico, ha assegnato ai pazienti una sorta di punteggio per decidere chi è unfit per la terapia intensiva. Età, fragilità e condizioni pregresse. I pazienti con otto punti nelle tre categorie non devono essere ricoverati. Il sistema dell’Nhs rivela che chi ha oltre 70 anni sarà un candidato “limite” per la terapia intensiva. Un paziente tra 71 e 75 anni avrebbe quattro punti per l’età e tre per l’indice di fragilità, portando il punteggio a sette. Qualsiasi malattia aggiuntiva, come demenza, malattie cardiache, polmonari o ipertensione arteriosa aggiungerà uno o due punti, escludendo così la terapia intensiva. “Gli anziani vengono abbandonati come agnelli nel mattatoio”, ha denunciato la conservatrice Ros Altmann, ex ministro per le Pensioni sotto David Cameron e membro della Camera dei Lord. “Non ho mai visto nulla di simile. Stiamo abbandonando gli anziani perché le loro vite non valgono quanto quelle dei giovani”. Intanto, le organizzazioni caritatevoli accusano il governo britannico di non tracciare le morti nelle case di riposo. “Le cifre ufficiali stanno spazzando via gli anziani come se non avessero importanza”, ha detto Caroline Abrahams, direttrice dell’ente benefico Age Uk.

 

Sono negate loro le cure, ma anche un posto nelle statistiche delle vittime. Come se non solo avessero perso il diritto alla vita, ma come se non esistessero. In un documento dell’ospedale universitario Karolinska in Svezia (il più grande ospedale universitario europeo) reso noto dal quotidiano Aftonbladet, si specifica chi resta fuori dalla terapia intensiva: chi ha oltre 80 anni, chi ne ha più di 70 e una malattia importante e chi ha fra i 60 e i 70 e almeno due malattie tra quelle cardiache, polmonari e renali. Björn Eriksson, direttore della Sanità di Stoccolma, replica all’Aftonbladet che la selezione avviene in mancanza di posti in terapia intensiva. “E’ difficile non leggerne le implicazioni eugenetiche: il ‘gregge’ sopravviverà, ma affinché ciò accada, i membri ‘più deboli’ della società devono essere sacrificati”, scrivono gli antropologi Vito Laterza dell’Università norvegese Agder e Louis Philippe Romer del newyorchese Vassar College. D’altronde la Svezia negli anni Venti e Trenta fu pioniera di eugenetica. Il celebre epidemiologo Marcello Ferrada de Noli che ha lavorato al Karolinska di Stoccolma ha detto che “la Svezia sta sacrificando gli anziani”.

 

In Francia ha scatenato non poche polemiche la decisione di concedere per decreto, il 28 marzo, l’uso a casa e negli istituti di riposo – e non più solo in ospedale – del farmaco Rivotril. Usato nelle terapie palliative per malati terminali, il Rivotril ora è impiegato anche fuori perché negli ospedali non riescono a curare tutti. Rischio eutanasia surrettizia? Se il presidente della Società francese di geriatria e gerontologia, Olivier Guerin, dice che “l’uso del Rivotril non è affatto facilitato, bisogna rispettare lo stesso protocollo, solo che sinora lo si poteva somministrare solo in ospedale”, l’organizzazione “Jeune Médecins” denuncia che “la somministrazione di questa molecola a un paziente affetto da Covid-19 ha l'effetto di portare a una sedazione terminale che provoca la morte”.

 

“Triage medico e i suoi fantasmi: abbiamo deciso di sacrificare i vecchi?”, si chiede France Culture. Non è questione di magistratura, ma di mentalità, spiega sul Figaro Éric Ciotti: “Come possiamo lasciare che un simile massacro colpisca i nostri anziani? Sono stati consegnati a morte certa, è assolutamente inaccettabile in una nazione democratica in cui una vita dovrebbe sempre valerne un’altra, indipendentemente dall’età. Una società si giudica dal modo in cui si prende cura dei suoi anziani. E’ un vero indicatore di civiltà”.

 

Anche la Spagna lo ha messo per iscritto, sconsigliando “cure invasive” a chi ha più di 80 anni e patologie pregresse. Sono le raccomandazioni della Generalitat catalana. I medici olandesi hanno chiesto agli anziani di pensarci due volte prima di chiedere la terapia intensiva. Rivolgendosi al premier Mark Rutte, il parlamentare Henk Krol ha detto: “Gli anziani hanno paura che se si ammalano, non saranno i benvenuti in terapia intensiva e saranno lasciati morire a casa”. La premier neozelandese Jacinda Ardern ha attaccato chi dice che quei vecchi sarebbero morti lo stesso, come l’epidemiologo Simon Thornley.

 

E’ così che siamo arrivati al dato appena diffuso dalla London School of Economics: la metà di tutti i decessi di Covid-19 in Europa è avvenuta nelle case di cura. In Italia, Spagna, Francia e Belgio tra il 42 e il 57 per cento dei decessi. Più di ottomila morti per coronavirus in Spagna si sono verificate nelle case di cura, la metà delle vittime totali. Lo chiamano così, “geriatricidio”. Ed eravamo prontissimi a tutto questo.

 

Neanche due mesi fa, l’Olanda parlava di una pillola con cui gli anziani potevano suicidarsi e in Spagna era già stato avviato l’iter della legge sull’eutanasia. Tutto congelato, per ora, ci sono già abbastanza bare in giro. Per anni abbiamo discusso di “qualità della vita”, di “dolce morte”, di “compassione”. Quando la tragedia virale si è abbattuta sulla società, non abbiamo dovuto fare altro che alzare le mani. Per sedarci la coscienza, un paio di articoli su un anziano guarito e la coppia che si tiene per mano. The survival of the fittest.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.