Quando si fermerà il contagio? Ecco le stime per ogni regione
L'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane ha pubblicato una lista di quando è presumibile si azzerino i nuovi contagi: nelle Marche e in Lombardia non prima di fine giugno. I rischi di una riapertura anticipata
Per alcune regioni come Basilicata e Umbria, il contagio potrebbe essersi praticamente arrestato, con una crescita dei nuovi casi nell’ordine di poche unità già dallo scorso fine settimana. Mentre per le aree da cui l’epidemia ha preso piede, la strada sembra essere ancora lunga e un eventuale allentamento repentino delle misure restrittive non farebbe altro che posporre in avanti la fine dell’emergenza. L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane ha stimato, sulla base dei dati raccolti giornalmente dalla Protezione civile, “la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi”, come ha spiegato il direttore scientifico Alessandro Solipaca.
Il modello previsionale si basa su una curva di regressione (non lineare) e non è indicativo dal punto di vista epidemiologico: non è, di fatti, una fotografia esatta della popolazione che è stata realmente esposta al virus, ma solo un’approssimazione rispetto all’andamento dei dati ufficiali. Per le regioni meridionali l’azzeramento è presumibile venga raggiunto con un discreto anticipo, tra la fine di aprile e le prime settimane di maggio. E mano a mano che si sale a livello geografico si assiste a una costante dilazione delle tempistiche. Nel Lazio la "fuoriuscita dal tunnel" è prevista per il 12 maggio. In Toscana a fine mese. Le ultime regioni a raggiungere l’azzeramento dei nuovi contagi dovrebbero essere le Marche, il 27 giugno, e la Lombardia, il 28 giugno. Una corposa diversificazione che tra nord e sud scava un solco di circa due mesi.
I dati, quindi, sembrano confermare la teoria del plateau: non abbiamo raggiunto un vero e proprio picco ma è come se stessimo lentamente scendendo da un altopiano. E’ per questo che l’Osservatorio mette in guardia dall’unilaterale assunzione di misure che contrastino e ostacolino l'obiettivo principale, ridurre e azzerare il contagio, verso cui il lockdown e il distanziamento sociale si sono rivelati essenziali. “Il passaggio alla così detta “fase 2” dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da Regione a Regione. Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe “riportare indietro le lancette della pandemia” e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati”, scrivono i ricercatori.