Come cambia il virus

Enrico Bucci

Le mutazioni del Covid-19 ci dicono di più su come si propaga. E su come alcuni giornali lo stanno raccontando

Il coronavirus, come tutti i virus a Rna, sta rapidamente mutando. Sarebbe in realtà più corretto formulare questa frase nel seguente modo: alcune sottopopolazioni che raggruppano miliardi di individui stanno emergendo fra quelle di cui abbiamo notizia, perché sono trovate più facilmente nei pazienti e quindi hanno più probabilità di essere sequenziate. E’ ora di fare un po’ di chiarezza sul significato di queste differenze fra ceppi di virus, codificate sotto forma di mutazioni nel semplice genoma di circa trentamila basi (le basi sono le singole unità componenti del codice genetico, le “lettere” chimiche in cui esso è scritto) che ogni virus possiede. Dunque vediamo.

  

Innanzitutto, in un gruppo di diversi pazienti di Singapore è stato identificata una mutazione che consiste nella “perdita” di un pezzetto di un gene chiamato “Orf8”. Curiosamente, una mutazione molto simile si era manifestata anche nel virus della Sars: in quel caso, essa risultò associata a una minore virulenza. Nel caso di Sars-CoV-2, non sappiamo ancora quale sia l’effetto: ma dato che i due virus sono simili per struttura e funzioni, non è peregrina l’aspettativa di un simile effetto di indebolimento anche in quella sottopopolazione di virus di Singapore.

  

Altre mutazioni che sono state identificate nel virus non sono attese essere così benigne: in particolare, si sono trovate delle  mutazioni nel gene della polimerasi virale (anche se non è nota la loro abbondanza nei virus che infettano attualmente i pazienti), le quali potrebbero – il condizionale è obbligatorio perché lo studio è stato condotto prevalentemente in laboratorio – aumentare la resistenza al Remdesivir, una tra le molecole che l’Oms ha identificato fra le più promettenti. Per fortuna, risulta che di pari passo all’emergere di questa mutazione che rende il virus probabilmente resistente a quel farmaco, si ha che un secondo composto diventa più attivo contro il virus. La mutazione che protegge da un candidato farmaco, cioè, sensibilizza il virus a un altro.

  

Infine, recentissima è la notizia dell’identificazione di una trentina di mutazioni da 11 pazienti cinesi. Queste mutazioni appaiono le “capostipiti” dei principali gruppi di virus poi trovati nel resto del mondo, piazzando ancora una volta la Cina alla radice di tutti gli isolati successivi; soprattutto, queste mutazioni hanno conferito al virus capacità di infezione e letalità in vitro differenziata. Una delle mutazioni che si ritrova in quasi tutti i ceppi europei conferisce una maggiore infettività rispetto ad alcuni ceppi cinesi, ma è di gran lunga peggiore rispetto a un’altra mutazione isolata solo in Cina; nonostante i titoloni delle agenzie di stampa, dunque, nessuna letalità particolare di un presunto “mutante europeo” viene discussa dagli autori della ricerca. Oltretutto, gli effetti di infettività e letalità in vitro descritti per i virus che hanno isolato questi autori non sembrano correlati allo stato di salute dei pazienti da cui i virus stessi provengono; anche se i dati descritti dagli autori di questo lavoro sono interessanti, ci vorranno studi su molti più pazienti per riuscire a capire se il risultato in vitro è indicativo o meno.

  

Quindi cosa sappiamo alla fin fine?

  

Intanto, che le principali mutazioni che cambiano le proteine del virus (cioè gli elementi di cui si compone il patogeno) sono tutte presenti in Cina – niente ceppi locali fuori da quel paese particolarmente diversi da quelli di origine, dunque.

  

Poi, la stupidaggine secondo cui è impossibile non pensare a una “ingegnerizzazione” del virus vista la sua “ottimizzazione” si rivela per quel che è: non esiste un virus ottimizzato, e certe popolazioni sono molto migliori di quelle di prima nell’infettare cellule umane, dimostrando in pieno l’effetto accelerato di mutazione e selezione naturale. Infine, abbiamo l’ennesima conferma di come la stampa e i giornalisti, nel disperato tentativo di mantenere viva l’attenzione del pubblico su se stessi in un momento in cui questa naturalmente cala, sono disposti a titolare di letalità e mutazioni pericolose senza neppure leggere le fonti o farle leggere a qualcuno in grado di capire, ma rilanciando in una sorta di effetto valanga qualunque percezione di notizia di cui arrivano a conoscenza.

Di più su questi argomenti: