No ai turisti dell'Oms
La cooperazione globale può essere migliorata iniziando una battaglia per riformare l’Oms. Da dove partire
In un momento in cui tutti i Paesi del mondo sono colpiti dall’emergenza sanitaria e dalle sue ripercussioni economiche, non dovrebbero esservi dubbi sul “se” la cooperazione a livello globale sia essenziale. Ma le divisioni esistenti sul “come” tale cooperazione debba svolgersi rischiano di pregiudicarla. Da un lato, l’Organizzazione mondiale della sanità chiede ai quasi 200 Stati membri di non farle mancare il loro sostegno, di contribuire alle iniziative comuni. Dall’altro lato, vari Paesi hanno sollevato dubbi non soltanto sulla tempestività e sull’accuratezza delle informazioni fornite dal governo cinese, ma anche sull’adeguatezza dei controlli svolti dai funzionari dell’OMS e perfino sulla loro imparzialità.
Questi dubbi non sono privi di conseguenze. Negli Stati Uniti, è stata intrapresa più d’una class-action contro il governo cinese ed esso è stato chiamato in giudizio dal Missouri per conto dei propri cittadini. Il successo di queste azioni legali è a dir poco incerto, perché le corti federali sono tradizionalmente assai riluttanti a mettere in discussione l’immunità degli altri Stati, anche per prevenire ritorsioni. Può, invece, avere effetti immediati l’iniziativa presa dal Presidente Trump, cioè la sospensione del contributo finanziario all’OMS. Al di là dei toni decisamente sopra le righe che l’hanno accompagnata, questa iniziativa si fonda su un’aspettativa legittima, ma può rivelarsi controproducente. L’aspettativa è che i funzionari dell’OMS, a partire dal suo direttore generale, diano conto delle proprie azioni. Essa corrisponde a un principio radicato nelle democrazie liberali, fin dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino approvata a Parigi nel 1789: il principio secondo cui la società ha il diritto di chiedere conto a ogni agente pubblico della sua amministrazione. È un principio senz’altro valido anche per i funzionari internazionali. Nel documento pubblicato dalla Casa Bianca si fa riferimento, appunto, all’accountability, che viene richiesta a nome dei contribuenti americani, anche perché il contributo finanziario degli Stati Uniti è il più elevato, mentre quello cinese è di gran lunga inferiore. Però, il lodevole intento di proteggere le vite e la salute degli americani rischia di essere frustrato proprio dalla riduzione dei mezzi finanziari di cui l’OMS ha bisogno. Il rischio è che ne consegua una diminuzione della sua capacità di azione quando ve n’è più bisogno.
Per scongiurare questo rischio, vanno effettuate verifiche, accurate e obiettive, sulla condotta dell’OMS. Inoltre, i risultati delle verifiche devono essere prontamente utilizzati. Se vi sono state azioni tardive o inappropriate, esse devono essere corrette. Se tali azioni sono dipese dall’inadeguatezza o dalla parzialità di singoli funzionari, essi devono risponderne nelle sedi e con le forme opportune. Se sono dipese da regole e procedure obsolete, esse vanno perfezionate. Se il problema di fondo è che l’organo di vertice condiziona la diffusione delle informazioni disponibili, vanno introdotti accorgimenti idonei a isolarlo dai funzionari responsabili, ad accrescere la trasparenza, a evitare improprie commistioni e favoritismi.
Occorre non nascondersi le difficoltà che la realizzazione di queste azioni incontrerà. Esse richiederanno negoziati, sul piano politico, in più d’una sede, come il G-20 e, ovviamente, gli organi dell’OMS. Richiederanno adattamenti e cautele, sul piano operativo. Ma un punto dev’essere chiaro: la trasparenza è il perno dell’ordinamento globale della sanità, è al centro del regolamento in vigore dal 2007. E’ interesse di tutti, quindi, non sottovalutare il pericolo che questo fondamentale vincolo possa essere stato trascurato e che ciò possa ripetersi. Senza una trasparenza effettiva e percepita come tale all’esterno, può affievolirsi, fino a venire meno, un bene essenziale, ossia la fiducia. Senza la fiducia dei suoi associati, difficilmente l’OMS potrà svolgere sino in fondo il compito che le è proprio: ricercare attivamente tutti i possibili rischi per la salute umana e tentare di tradurre in realtà ogni occasione per prevenirli o per porvi rimedio. Né varrebbe obiettare che vi sarà un tempo per le riforme, ma non adesso, perché la crisi è ancora in corso e non bisogna distogliere l’attenzione di chi la gestisce. Senza misure tempestive, in grado di rafforzare la fiducia nell’OMS, nel suo vertice amministrativo, c’è poco da sperare che la cooperazione globale possa migliorare, proprio nel momento in cui essa è indispensabile per condividere le conoscenze disponibili, per individuare i test e le cure più efficaci, per far sì che siano accessibili ovunque.