Ebbene sì: sono libertario anch’io. Non un generico liberale come quegli snob sdraiati sul divano a sorseggiare cocktail mentre discutono sui prezzi di mercato delle mascherine. No: proprio un vero libertario. Di quelli che devi proprio andare a cercare, perché sono rari come i panda, come i parcheggi in Piazza San Babila prima di Natale; e semmai li trovi a camminare in un bosco, lontano dalle interazioni sociali. Siamo così isolati e burberi che non ci identificano più per nome, ma tramite un codice, tipo M49, come gli orsi in Trentino. Puoi immaginare come mi sia sentito a leggere il tuo l'editoriale sui “cialtro-libertari” che si rifiutano di rispettare le misure di prevenzione per la pandemia. Ohibò, mi sono detto: ho milioni di confratelli libertari, e non me ne sono mai accorto? Passi che gran parte di loro siano, a tuo dire, anche un po’ cialtroni, ma se almeno condividono il principio rothbardiano di non aggressione, troveremo un modus vivendi, perdiana, perfino con questo coronavirus. Eh già, perché per dirsi libertari non basta farsi i selfie inneggiando alla libertà individuale, nemmeno se sei un noto food blogger che per guadagnarsi da vivere bacia le mortadelle e abbraccia i provoloni. Per capire chi è davvero libertario, bisogna verificare i comportamenti davanti alle quattro fondamentali precauzioni da adottare volontariamente in una pandemia. E non perché lo dispone un incomprensibile dpcm notturno, bensì perché tali atteggiamenti sono la rigorosa applicazione, del tutto autodeterminata, del principio di non aggressione, ovvero dell’assioma fondativo del libertarismo: perché un libertario si astiene per primo, e quindi pretende che allo stesso modo si astengano gli altri e lo stato, da qualsiasi azione non richiesta che costituisca minaccia per la proprietà o il corpo di un individuo, a prescindere dal fatto che tale azione sia effettivamente dannosa per il soggetto. In una pandemia causata da un virus potenzialmente letale che si trasmette per via aerea e che ha un’elevata quota di asintomatici (i libertari sono malmostosi, ma prendono molto sul serio la scienza), ogni interazione fisica con altre persone comporta il rischio concreto di “aggressione”, per quanto inconsapevole e non importa se volontaria, al corpo e alla salute altrui. Fare i libertari duri e puri non è un pranzo di gala: la rigorosa autodisciplina è il prezzo da pagare per pretendere che lo Stato rispetti la tua libertà, e con esso anche i dirigisti impiccioni, e i soloni stracciapalle, con i loro paternalistici appelli all’etica pubblica.
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