La ricerca, l’esperienza con altri virus, l’adattabilità. Così l’istituto romano si è guadagnato la fiducia di tutti
Altri volontari, dopo la donna cinquantenne prima persona disponibile all’inoculazione (e che sta benissimo, dando così le prime utili rassicurazioni sul prodotto), hanno avuto l’iniezione con uno dei vaccini contro il Sars-CoV-2 in sperimentazione avanzata nel Lazio, o meglio, presso l’Istituto Lazzaro Spallanzani. Prima e dopo le iniezioni è il lavoro del grande polo nazionale sulle malattie infettive a consentire l’avanzamento verso la speranza del risultato pieno, e cioè l’applicazione del vaccino su larga scala. Le aziende che li hanno concepiti e avviati sono piccole, piene di competenze, certo, ma ovviamente non in grado di condurre test nella massima sicurezza ed efficacia mondiale. Lo Spallanzani ha risposto in modo efficiente sia durante le prime fasi, quando ancora non c’era la dichiarazione di pandemia da parte dell’Oms, attraversando la gestione del lockdown, della fase 2 e ora dei mesi della corsa paziente (bisogna fare presto ma soprattutto bisogna fare bene) verso cure e vaccini.
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