Lo studio
Troppi studenti di medicina, pochi contratti di formazione e medici specialisti
Una ricerca dell'Anaao sull'imbuto formativo
Il segretario dell'associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani, Carlo Palermo: "Nei prossimi due anni, per chiudere definitivamente l’imbuto formativo e garantire il turnover avremo bisogno di un netto incremento dei contratti di formazione specialistica"
Roma. Troppi studenti, pochi contratti di formazione, pochi medici specialisti. Nel giorno in cui viene rinviata la graduatoria nazionale per l'accesso alle Scuole di Specializzazione (troppi ricorsi al concorso), un recente studio dell’Anaao aiuta a comprendere lo stato dell’arte della professione medica, denunciato per la prima volta già nel 2011. I problemi sono due e il Foglio se n’è occupato a lungo nei mesi del lockdown, proprio quando la carenza di medici specialisti è emersa con tutta la sua forza: l’imbuto formativo, cioè il gap tra numero di accessi al corso di laurea in Medicina e Chirurgia e l’insufficiente numero di borse per la Medicina generale (Mmg) e contratti specialistici; l’imbuto lavorativo, cioè il rischio di creare tra un decennio una pletora di medici specialisti con difficoltà di impiego stabile per le mutate condizioni del mercato del lavoro a causa “dell’esaurimento della ‘gobba previdenziale’”.
Il problema di fondo, spiega Carlo Palermo, segretario dell’Anaao e uno degli autori dello studio, è la mancata programmazione: “Purtroppo, l’aumento dei posti a numero chiuso per l’accesso al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia senza una valutazione realistica dei fabbisogni effettivi di medici e senza conseguente adeguamento del numero di contratti di formazione specialistica, ha creato un incremento incontrollato dell’imbuto formativo mancando una risposta alla carenza di specialisti specie negli ospedali pubblici, quest’ultima già alimentata dalla combinazione di ‘gobba pensionistica’ e blocco del turnover”.
Nel concorso di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione (Ssm) 2019/2020, spiega lo studio, “si sono iscritti ben 25.259 medici sia per l’effetto dei ricorsi al Tar negli anni passati che hanno consentito l’aumento estemporaneo del numero chiuso negli anni 2013-14, sia in seguito all’istituzione della laurea abilitante. Nonostante l’incremento dell’offerta formativa a 15.955, tra contratti di specializzazione e borse Mmg, l’imbuto formativo non verrà riassorbito arrivando ad oltre 10.000 medici”.
Al prossimo concorso Ssm 2020/2021 “sono previsti oltre 22.000 iscritti considerando i 12.000 laureati e i circa 10.000 ‘camici grigi’ che ritenteranno nuovamente il concorso; tuttavia i contratti per la formazione post lauream (comprensivi delle borse destinate alla Medicina Generale), senza ulteriori interventi, sono al momento bloccati a circa 10 mila, per la scelta del legislatore di non effettuare incrementi strutturali dei contratti e delle borse limitandosi ad aumenti una tantum per il 2019/2020 (+5400) e per il 2021/2022 (+1000). Si rischia in questo modo la cristallizzazione dell’imbuto formativo, che negli anni precedenti ha accumulato in un limbo circa 7.000 giovani medici, destinati a ritentare l’ammissione alle Scuole di Specialità l’anno successivo o a lasciare il nostro paese per formarsi all’estero”.
Dice Palermo al Foglio: “Nei prossimi due anni, per chiudere definitivamente l’imbuto formativo e garantire il turnover avremo bisogno di un netto incremento dei contratti di formazione specialistica. Per assicurare la qualità del percorso, l’unica soluzione praticabile è quella dell’allargamento della rete formativa attraverso la individuazione degli ‘Ospedali di Apprendimento’, in modo da mettere a disposizione degli specializzandi l’immensa casistica clinica ricoverata nelle strutture del sistema sanitario nazionale e il patrimonio culturale e tecnico dei medici che vi operano. Una osmosi tra generazioni professionali diverse, un passaggio di saperi fondamentale per il futuro del servizio sanitario pubblico”.
E, quindi, fondamentale anche per la salute dei cittadini.