le infografiche
Così il Covid si diffonde nell'aria: mascherina e distanza non (sempre) bastano
Tossire o starnutire, sì, ma non solo. Anche urlare o cantare in un luogo scarsamente arieggiato può causare un alto rischio di contagio. Un salotto, un bar e una classe: le possibilità di infezione in tre scenari quotidiani
Sei persone si riuniscono in una casa, una delle quali è infetta. Il 31% dei casi conosciuti in Spagna si verifica in questo tipo di incontro sociale, soprattutto in famiglia e con gli amici
Indipendentemente dalla distanza, se passassero quattro ore senza maschere o ventilazione e senza parlare ad alta voce, le altre cinque persone sarebbero state infettate
In caso di utilizzo di maschere, il rischio è ridotto a quattro infezioni. Le mascherine da sole non prevengono le infezioni se l'esposizione è molto lunga
Il rischio si riduce al di sotto di una persona infetta quando il gruppo utilizza le maschere, riduce della metà la durata della riunione e arieggia la sala
In questo bar la capacità è stata ridotta della metà, con 15 persone che consumano e tre dipendenti. Le porte sono chiuse e non c'è ventilazione meccanica
Nel peggiore dei casi, senza intraprendere alcuna azione, dopo quattro ore vengono infettati 14 clienti
Se indossano permanentemente le maschere, la probabilità scende a 8 infezioni
Ventilando i locali, con un buon impianto di condizionamento, e se il tempo trascorso al bar si accorcia, la probabilità di contagio precipita a una sola persona
Scuola. La situazione più pericolosa si verificherebbe in un'aula senza ventilazione in cui la persona infetta era l'insegnante (paziente 0)
In due ore in classe con un insegnante malato, senza misure, si ammalerebbero 12 studenti
Se tutti indossano la maschera, i malati diventano 5. Nei focolai reali, è stato osservato che la distribuzione dei contagi è casuale, poiché gli aerosol si distribuiscono in tutta la stanza
Anche qui il rischio si attenua se durante la lezione le finestre sono aperte e ci si ferma dopo un'ora per rinnovare completamente l'aria
Tossire o starnutire, sì, ma non solo. Oggi la scienza ha scoperto che anche urlare o cantare in un luogo scarsamente arieggiato può causare un alto rischio di contagio da coronavirus. Tutta colpa delle goccioline che una persona malata espira come fossero fumo di sigaretta. Rimangono in aria, sospese, e si condensano nella stanza chiusa. Questo perché quando si usano i polmoni per gridare o cantare il numero di particelle infette emesse è cinquanta volte superiore a quelle espulse rimanendo in silenzio (10 volte quelle emesse parlando). E senza ventilazione della stanza, queste particelle cariche di virus rimangono nell’aria rischiando di contagiare i presenti nella stanza. Il quotidiano spagnolo Pais ha realizzato le infografiche che mostriamo in questa pagina per spiegare, attraverso le immagini, cosa avviene in tre scenari diversi: una casa privata, un ristorante e un'aula di scuola. Gli spazi chiusi sono più pericolosi, ma i rischi possono essere ridotti al minimo mettendo in atto tutte le misure disponibili, ventilando gli ambienti e limitando la durata degli incontri.
In questi casi, inoltre, la distanza di un metro non mette al riparo dall'infezione: gli scienziati hanno dimostrato che queste goccioline, che emettiamo respirando o indossando la mascherina in modo non adeguato, possono essere contagiose entro cinque metri da una persona, e per molti minuti, a seconda dei casi. Un’ipotesi che finora era stata esclusa, ma adesso i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) osservano che “in determinate condizioni, le persone con Covid-19 potrebbero aver infettato altri che si trovavano a più di due metri di distanza. Queste trasmissioni sono avvenute all’interno di spazi ristretti con ventilazione inadeguata. A volte la persona infetta respirava pesantemente, per esempio quando cantava o si allenava”. Le prove, secondo la rivista Science, sarebbero “schiaccianti”.
Attenzione a bar, ristoranti e luoghi di aggregazione simili: secondo il quotidiano spagnolo, “ogni focolaio in una discoteca rappresenta una media di 27 persone contagiate, contro solo 6 contagi in riunioni familiari”. La rivista riporta gli esempi di una discoteca di Cordoba, con 73 contagiati dopo una serata, e di un bar in Vietnam, con 12 clienti infetti. Un caso, quest’ultimo, studiato di recente dagli scienziati.
Occhi puntati anche sui centri educativi, che pur rappresentando solo il 6 per cento dei focolai finora registrati dalle autorità sanitarie, possono dar vita a cluster di contagi con caratteristiche diverse a seconda che il paziente infetto sia uno studente o un insegnante. Questo perché i docenti, mediamente, parlano molto di più degli alunni in classe, dovendo spesso alzare la voce per farsi ascoltare. Per questo motivo il governo spagnolo ha raccomandato il ricircolo dell’aria nelle aule.
Con un simulatore sviluppato da un team di scienziati guidato dal professor José Luis Jiménez, dell’Università del Colorado, El País ha calcolato le probabilità di contagio delle persone presenti in situazioni di pericolo. Obiettivo, mostrare come è possibile ridurre i fattori di rischio. Gli individui mantengono la distanza gli uni dagli altri scongiurando il “problema goccioline”, ma rischiando di venire contagiati se non rispettano le altre condizioni: ricircolo dell’aria, eliminazione degli incontri prolungati, riduzione della capienza degli spazi, mascherine. In caso di prossimità al soggetto infetto, le probabilità di ammalarsi si moltiplicano per via delle particelle emesse e perché la ventilazione è insufficiente a scongiurare il pericolo, se gli individui sono troppo vicini.
Esemplificativo, come riportato dal País, è il caso delle prove del coro nello stato di Washington: solo 61 membri su 120 hanno assistito alle prove mantenendo distanze di sicurezza e rispettando le norme igieniche. Un singolo contagiato ha trasmesso il virus a 53 persone in due ore e mezza. Preme precisare come alcuni degli infetti fossero a ben 14 metri da lui, segno che il contagio possa essere avvenuto via area. Due malati, inoltre, sono morti.
La tragedia è stata utilizzata come case study dagli scienziati, che hanno potuto calcolare quanto il rischio si sarebbe ridotto se fossero state prese le precauzioni necessarie contro il contagio aereo. Durante le prove, i positivi sono stati l’87 per cento dei presenti; con le mascherine correttamente indossate, la percentuale sarebbe stata dimezzata. Se l’esibizione fosse durata meno e fosse stato favorito il ricircolo dell’aria, solo due dei presenti sarebbero stati infettati. Tener conto di questi scenari risulta dunque fondamentale per prevenire situazioni di rischio e ridurre le probabilità di infezione, così da tener sotto controllo l’andamento della curva dei contagi.
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