La scelta del governo di procedere a restrizioni differenziate tra regioni, in funzione del progresso del contagio, è giusta ma non basta. Per contenere la diffusione dell’epidemia, salvaguardando nel contempo i diritti delle persone e limitando gli impatti economici, è necessario che il nostro paese produca dati e conoscenza: non possiamo avventurarci nell’inverno a fari spenti. Da un lato dobbiamo individuare rapidamente i focolai, arginarli e, dall’altro lato, capire qual è stata finora l’effettiva diffusione del coronavirus. L’esempio più ambizioso, in questa direzione, viene dalla Slovacchia, che ha lanciato una campagna di test sull’intera popolazione. Si dirà: facile, in tutto sono 5,5 milioni di abitanti, poco meno della Campania. Immaginare dei round da 60 milioni di tamponi qui da noi è semplicemente impensabile. Però possiamo fare qualcosa di simile; o, almeno, qualcosa che ci metta nella condizione di capire meglio la situazione. Cioè un’indagine periodica con tamponi e test sierologici su campioni rappresentativi della popolazione, regione per regione, allo scopo di mappare non solo il passato (cioè chi ha avuto il Covid nel passato) ma anche il presente.
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