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Covid, Arcuri: "Vaccineremo i primi italiani a fine gennaio"

redazione

Nuova stretta da venerdì in Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia: si potrà consumare nei bar e ristoranti solo ai tavoli in orari ridotti. Chiuse le piazze e vietato il passeggio nei centri storici

Arcuri: "Prime dosi di vaccino in Italia a fine gennaio"

Domenico Arcuri, commissario straordinario all'emergenza Covid, ha tenuto nel pomeriggio una conferenza stampa per ragguagliare sullo stato di avanzamento delle risposte alla pandemia in Italia. 

 

"Confidiamo di vaccinare i primi italiani alla fine di gennaio", ha detto Arcuri, che ha aggiunto come la prima campagna di vaccinazione "coinvolgerà un milione e 700 mila concittadini. Prestissimo riceveremo il piano del ministero della Salute sul target delle persone che dovranno sottoporsi al vaccino. Abbiamo iniziato a occuparci della logistica e della distribuzione". "Un italiano su 60 è colpito dalla pandemia, un'enormità" eppure la "curva dei contagi inizia a raffreddarsi. Ma non è il momento di abbassare la guardia", ha dichiarato poi il commissario all'emergenza. Sul numero dei contagi, Arcuri ha detto che i numeri continuano a crescere ma a un ritmo 10 volte più lento rispetto a un mese fa. Così come ha rimarcato che le persone in terapia intensiva rappresentano lo 0,5 per cento dei contagiati. "Chi sostiene che siamo arrivati impreparati o in ritardo rispetto alla seconda ondata del virus non ha occhi onesti e mente libera o non conosce l'aritmetica", ha aggiunto ancora. 

Parlando del prosieguo della gestione emergenziale, Arcuri ha ammesso che l'obiettivo della struttura commissariale è quello di arrivare a processare 350mila tamponi al giorno. "Arriveremo se necessario a 11233 posti letto in terapia intensiva. Abbiamo ancora davanti un nemico forte ma non più sconosciuto". 

 

37978 nuovi casi e 636 decessi

A fronte di 234672 tamponi processati, record dall'inizio dell'emergenza, quest'oggi si sono registrati 37978 nuovi positivi al coronavirus e 636 decessi. 89 pazienti in più rispetto a ieri sono trattati in terapia intensiva, portando il numero complessivo a 3170. Mentre i ricoverati in area medica crescono di 429 unità (in totale sono 29873). Il nuovo rapporto tra tamponi processati e positività riscontrate è del 16,18 per cento, in crescita rispetto a ieri quando era del 14,61 per cento. 

 

Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia firmano ordinanze restrittive

Dopo essere state inserite tra le regioni a rischio zona arancione, Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno deciso di giocare d'anticipo e introdurre, ancor prima della nuova classificazione del ministero della Salute, nuove misure restrittive. I presidenti Luca Zaia (Veneto), Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna) e Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia) hanno annunciato di aver firmato delle ordinanze che entreranno in vigore alla mezzanotte di venerdì 13 novembre, e saranno valide fino al 3 dicembre, che è anche la scadenza individuata dall'ultimo dpcm. Tra le novità, il divieto di passeggio nei centri storici delle città e nelle zone generalmente più affollate, la chiusura di tutte le attività commerciali nei giorni festivi a esclusione di alimentari, farmacie e parafarmacie, tabaccherie ed edicole. Dalle 15 alle 18 nei bar e ristoranti sarà consentita esclusivamente la consumazione al tavolo con servizio. Nelle prime ore degli esercizi commerciali viene consigliato l'accesso ad alcune categorie protette, come gli over 65. Le ordinanze hanno ricevuto l'ok da parte del ministro della Salute Roberto Speranza.

Quali sono le regioni che fanno più test?

C'è il Lazio, che testa 2.619 persone ogni 100 mila abitanti, prima regionale in Italia. E c'è la Sicilia, che sempre su una base di 100 mila persone processa solo 774 tamponi, collocandosi al fondo della classifica. E' la radiografia che emerge dal monitoraggio della Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali relativa alla settimana del 4-10 novembre, da cui si evince anche come il numero dei test sia ancora molto diversificato tra territori. Nel Lazio, per esempio, il buon numero di tamponi processati si associa al rapporto tra tamponi e positivi (11, 2 per cento) più basso d'Italia. Correlazione che invece non si osserva ad esempio nella provincia autonoma di Bolzano, dove a un numero di tamponi processati superiore alla media nazionale (1.625 ogni 100mila contro i 1.445 ogni 100 mila) corrisponde anche il rapporto tra test e positività riscontrate più alto d'Italia; 49,1 per cento. 

 

 

Per quel che riguarda invece il tasso di occupazione dei posti letto in area medica da parte di pazienti Covid, le situazioni più critiche si osservano in Piemonte (dove si è arrivati a una saturazione del 92 per cento) e nella provincia autonoma di Bolzano (siamo al 99 per cento dei posti non più disponibili). Un dato che vede Piemonte e Bolzano in sofferenza anche per quel che riguarda i posti in terapia intensiva già riservati a pazienti che hanno contratto il coronavirus: sono già occupati rispettivamente il 56 per cento e il 54 per cento dei posti letto. Critiche le soglie anche della Lombardia (54 per cento), Umbria (57 per cento) e Valle d'Aosta (50 per cento). 

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