"Il Pronto soccorso sta esplodendo". L'emergenza Covid arriva in Calabria
A Cosenza, dove i reparti sono pieni, i pazienti positivi che arrivano in ambulanza aspettano di essere ricoverati per giorni. Il personale sanitario protesta e chiede rinforzi mentre il sindaco pensa all'esercito: “La situazione è insostenibile”
“Il Pronto soccorso sta esplodendo, non riusciamo a garantire cure adeguate né una permanenza dignitosa ai pazienti”, dice un dirigente medico del Pronto soccorso di Cosenza. Chi sostiene che siano pieni solo di persone impaurite che in realtà non hanno bisogno di cure urgenti dovrebbe fare un giro all'ospedale di Cosenza, nell'unica regione d'Italia a essere finita in zona rossa non per il numero di contagi ma per l'incapacità del sistema sanitario di gestire la seconda ondata di Covid-19.
Il succo di cosa hanno prodotto undici anni di sanità commissariata in Calabria è tutto qui, nel Pronto soccorso dell'Annunziata, dove la carenza di personale rende l’emergenza perenne. Oggi che l'ospedale è diventato hub provinciale per il Covid, il Pronto soccorso si è trasformato in un imbuto dove i pazienti passano giorni in attesa di un ricovero. Stamattina erano ancora 38 le persone positive senza un posto letto, ammassate sulle barelle tra i corridoi, ieri più di quaranta. Oltre a questi c'è l'utenza ordinaria, tutti gli altri pazienti che hanno bisogno di cure da primo soccorso e si recano in ospedale a costo di rischiare il contagio: a differenza di altre città, a Cosenza il Pronto soccorso Covid non è un luogo separato da quello ordinario e a dividere i due flussi di pazienti c'è solo una porta.
“I pazienti passano giorni sulle barelle, in attesa di un ricovero”, dice in un video Federica Messineo, dirigente medico all'Annunziata, che ieri ha protestato insieme a infermieri e operatori sanitari per denunciare la gravità della situazione. “Numericamente non possiamo fare fronte a un'emergenza di questo tipo, riusciamo a garantire il minimo delle cure ma sicuramente non riusciamo a garantire una permanenza dignitosa né una cura adeguata al problema – continua la dottoressa – E questo non per mancanza di volontà, ma perché materialmente un medico e un infermiere non possono fare fronte a 40 pazienti affetti da polmonite da Covid-19”.
Dopo la protesta di ieri davanti alla sede dell'Asp, il direttore sanitario ha detto che sarà attivato al più presto un nuovo reparto Covid con venti posti letto, che si aggiungeranno ai 28 già attivati tra il reparto di geriatria e il vicino ospedale Santa Barbara di Rogliano. Considerando anche i posti letto “estendibili” in caso di urgenza, l'hub provinciale avrà così a disposizione 50 posti dedicati ai pazienti Covid. Ma a preoccupare è anche il numero esiguo di personale disponibile. “Al pronto soccorso ci sono 8 medici su 22 in organico, mancano almeno 16 infermieri e diversi operatori socio sanitari, che sono solo 14. I numeri dovrebbero essere il doppio”, dice ancora Messineo. Dall'Asp fanno sapere che saranno assunti al più presto otto nuovi medici, in seguito a una manifestazione d'interesse pubblicata due giorni fa dopo un'ordinanza del sindaco della città, Mario Occhiuto, che imponeva all'azienda di reperire altro personale medico. “I fondi per l'emergenza sono stati distribuiti ma non sono stati utilizzati”, continua ancora nel video Messineo. E d'altra parte la regione è la stessa in cui il responsabile del piano Covid, l'ex commissario Saverio Cotticelli, non sapeva di dover attuare il piano. A riguardo, con un'interrogazione presentata oggi dal senatore calabrese Ernesto Magorno, è stato chiamato in causa anche il ministro Roberto Speranza: il ministero sapeva delle risorse trasferite dalla regione all'Asp, destinate anche all'assunzione di nuovo personale, mai utilizzate? A fare chiarezza su inadempienze e responsabilità si spera possa contribuire l'indagine aperta proprio ieri dalla procura della Repubblica di Cosenza per verificare l'adozione dei piani Covid da parte dell'Asp e dell'Azienda ospedaliera.
In città intanto cresce l'apprensione. Per il sindaco “la situazione è insostenibile” e per questo la prossima settimana le scuole ancora in presenza – materne, elementari e prime medie – resteranno chiuse per essere sanificate. “Occorre pensare seriamente all’intervento dell’esercito con l'allestimento di un ospedale da campo”, ha detto ieri Occhiuto in una nota. “Se scoppia l'ospedale collassa la città”, si mormora tra le vie, dove nei giorni scorsi in tanti hanno manifestato per chiedere una sanità pubblica in grado di garantire cure adeguate, soprattutto, ma non solo, ora che l'emergenza fa paura.
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