il foglio salute
Il ritorno al centralismo sanitario non è la soluzione
A proposito di Titolo V della Costituzione. I casi Campania e Calabria e la necessità di investire meglio
Il sindaco di Napoli non ritiene doveroso chiudere il lungomare e la relativa orda di persone che si riversa lì a passeggiare, e tutto questo forse solo per contrastare uno sguaiato Vincenzo De Luca, che guardando i numeri tutti i torti magari non ha, e che magari consapevole dei problemi della sanità campana non avrebbe mai voluto far vedere le file fuori dagli ospedali e l’assistenza data ai malati mentre sono in attesa in macchina; e poi la Calabria che è stata sempre denigrata dallo stato centrale e ogni volta che in qualche tavolo ministeriale si arriva a parlare di questa regione l’atteggiamento è sempre lo stesso, e si traduce nel fatto che questa regione sia un argomento a parte. Facendo così si è voluta emarginare sempre di più questa meravigliosa terra, complessa sì ma meritevole di avere chance reali, alla quale non serve un commissario che tagli ma un intervento opposto, ovvero di investimenti che creino percorsi sanitari affinché il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, sia godibile da tutti. Non un commissario ma un assessore alla salute dunque, esterno alla regione sì ma che possa coniugare politica e appropriatezza con una visione temporale che deve essere di lungo termine.
In tutto questo caos c’è chi vorrebbe addirittura cancellare il titolo V della Costituzione in materia sanitaria, ma personalmente l’unica modifica che attuerei sarebbe volta a rendere le regioni più autonome su questa materia. Sarebbe comunque un grave errore parlare di questa materia mossi dall’urgenza dell’attualità; a bocce ferme sicuramente bisognerebbe riflettere con calma e raziocinio, e mi auguro che non vi sia mai una strumentalizzazione politica su questo tema troppo delicato e certamente fondamentale per il valore che esprime. Ci spero poco però: vedo noti dirigenti di partito della maggioranza che incominciano a porre il tema con forza e questo mi preoccupa, perché ritornare al centralismo statale senza una visione significa rimbalzare indietro agli anni Settanta, quando con fatica si è avviato il federalismo regionale che nella mente dei costituenti era la via maestra da seguire. Se gli uomini falliscono non vuol dire che quel valore non sia nobile, si cambino le persone ma non si affossino i princìpi.
Rosaria Iardino
Presidente Fondazione The Bridge