Il Foglio salute
Riconoscere e tutelare il ruolo decisivo delle donne nella lotta alla pandemia
Sono ancora troppo poche a ricoprire ruoli apicali in sanità. Una serie di iniziative
L’emergenza Covid-19 ha messo in evidenza la forza e la fragilità del ruolo delle donne, anche in sanità. Fin dall’inizio della pandemia l’impegno in prima linea di infermiere, dottoresse, ricercatrici e farmaciste si è rivelato da subito indispensabile per il nostro paese. Sono state tre donne a isolare per prime la sequenza del Coronavirus, e recentemente quattro ricercatrici donne (e madri) hanno messo a punto un test salivare rapido non invasivo per bambini e bambine. Le donne rappresentano il 63,8 per cento del personale dipendente del sistema sanitario nazionale e il 44 per cento dei medici delle aziende pubbliche del SSN. Il 75 per cento degli iscritti al corso di laurea in Medicina e Chirurgia è donna, ed è ragionevole pensare che nei prossimi anni la professione del medico sarà fortemente sbilanciata verso una predominanza femminile.
Tutto questo, purtroppo, non trova un’adeguata rappresentazione nei luoghi decisionali. Sono pochissime le donne che ricoprono ruoli apicali: solo il 16,7 per cento è direttrice generale e solo il 17 è direttrice di struttura complessa. La situazione non cambia anche tra i medici specializzati: un esempio su tutti, solo il 15 per cento dei primari di oncologia è donna. La pandemia rischia di aumentare questo divario: secondo un articolo pubblicato su Nature, molte donne attive nell’ambito accademico e della ricerca si stanno trovando a dover gestire un maggior carico in termini di impegni casalinghi e familiari con un impatto in termini di minori pubblicazioni e progetti di ricerca avviati rispetto ai propri colleghi uomini. Anche la ricerca condotta da Women for Oncology Italia sul disagio sociale generato dall’emergenza sanitaria su medici e operatori fornisce un’ulteriore conferma: il 70 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver dovuto fronteggiare significative problematiche legate alla propria vita familiare con un impatto sotto il profilo professionale.
Eppure, solo il 35 per cento degli uomini intervistati si è detto preoccupato. Il divario di genere in sanità si caratterizza anche per il fenomeno dei commenti di natura discriminatoria in ambito lavorativo: commenti riferiti solo o prevalentemente alle donne, mentre sono nulli quelli riferiti prevalentemente o esclusivamente agli uomini. Oggi però le donne sono consapevoli che la loro voce vada ascoltata e considerata a ogni livello decisionale. Si colloca in questo contesto la nascita del movimento spontaneo DateciVoce – sostenuto da 4.797 cittadine e cittadini attivi e 86 associazioni – per chiedere e sostenere la presenza delle donne nei luoghi decisionali della pandemia, cui è seguito l’ingresso di un numero maggiore di esperte sia nella task force Rricostruzione sia nel comitato tecnico-scientifico.
La voce delle donne si sta levando, più forte e autorevole che mai, anche in sanità. Non stupisce l’adesione convinta della stessa DateciVoce alla iniziativa di Women for Oncology e Women in Surgery che ha proposto alla sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa un’indagine conoscitiva e un monitoraggio della situazione sul gender gap in sanità e chiesto la creazione di un gruppo di lavoro interministeriale che, insieme al ministero dell’Università e della Ricerca e al ministero delle Pari Opportunità, studi i dati e le esperienze internazionali, individui strumenti e soluzioni per ridurre il gender gap e rediga linee guida insieme alla Conferenza delle regioni e all’Ordine dei medici.
Le proposte – presentate il 15 ottobre da una delegazione formata da Marina Garassino (Presidente di Women For Oncology e responsabile dell’unità di oncologia toracica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano), Domenica Lorusso (Responsabile UO programmazione ricerca clinica, Direzione scientifica e ginecologia oncologica, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma) e Gaya Spolverato (Presidente di Women in Surgery) – sono state condivise e sottoscritte, oltre che da DateciVoce, anche da Cittadinanzattiva, ANAAO-ASSOMED, FNOMCeo, FIASO. Recentemente anche il network Donne Leader in Sanità aveva presentato al presidente Sergio Mattarella il “Manifesto per un maggiore equilibrio di genere in Sanità”, per promuovere il talento al femminile nei ruoli manageriali.
Una nuova leadership femminile in sanità è nell’interesse di tutti, e va riconosciuta: per il ruolo che le donne hanno avuto e continuano ad avere nella crisi Covid-19 e per il diverso sguardo che sanno offrire, anche grazie a solide competenze che sono oramai sotto gli occhi di tutti e che non si possono davvero più ignorare.
Daniela Poggio, Dateci Voce