La settimana scorsa, il presidente di Federfarma Roma, Andrea Cicconetti, ha detto all’Huffington Post: “Noi ci siamo e ci siamo sempre stati”. Accipicchia se è vero. Una, almeno una farmacia in cui poter andare a chiedere aiuto, orientamento, conforto la si trova sempre aperta, anche di notte, ovunque, anche a Craco Peschiera o a Vazzano. Anche in pandemia. Il numero di telefono del farmacista, i suoi orari, i suoi obblighi sono affissi per strada, riportati su internet, rintracciabili in modo chiaro e preciso. Lo abbiamo sperimentato tutti, in questi mesi: andiamo dal farmacista o lo chiamiamo, quando il dottore non risponde (spesso). Cicconetti ha voluto anche sottolineare che le farmacie potrebbero svolgere un ruolo importante nella prossima campagna vaccinale: sono già strutturate per la somministrazione del vaccino quelle dove vengono effettuati i tamponi rapidi antigenici (nel Lazio succede da metà novembre, in Emilia-Romagna dal 21 dicembre, in Puglia boh – “L’intesa tra Federfarma e l’assessore Lopalco è rimasta sulla carta”, ha scritto Repubblica). Oltre ad accelerare i tempi della campagna e a risparmiare su nuove strutture (le farmacie si sono dotate di gazebo esterni dove gli infermieri fanno i tamponi), si consentirebbe così di evitare ulteriori pressioni sul sistema ospedaliero. “Non ho ragione di credere che chi non è stato in grado di organizzare un approvvigionamento adeguato del vaccino antinfluenzale possa fare diversamente con quello anti Covid.
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