"Il vaccino arriverà a dicembre", diceva Conte. Il compito del governo non era indovinare la data di approvazione, ma farsi trovare pronto per quando sarebbe accaduto. Così ora si tenta di recuperare l’enorme ritardo nella strategia vaccinale.
Il V-day del 27 dicembre, con l’incredibile avvio della campagna di vaccinazione anti Covid, è stato visto da qualche commentatore anche come il giorno della vendetta del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che aveva annunciato, ricevendo molte critiche, l’arrivo dei primi vaccini a dicembre. Ha avuto ragione lui, si dice: se un premier fa un annuncio del genere evidentemente è perché ha accesso a informazioni privilegiate. Non è così. Quando Conte, durante la presentazione del libro di Bruno Vespa, dice che “le prime dosi saranno disponibili all’inizio di dicembre” è il 20 ottobre: non ci sono dati sull’efficacia dei vaccini e nessuno può prevederne l’autorizzazione. Non a caso il pronostico di Conte si è dimostrato errato: il premier, infatti, in quella circostanza si riferiva al “vaccino Oxford-Pomezia”, cioè quello di AstraZeneca, che ha subìto intoppi nella sperimentazione e non ha ancora presentato domanda di autorizzazione all’Ema. Il governo, quindi, non ha affatto “previsto” l’arrivo del vaccino. Ma non è questa la sua colpa.
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