LA VARIANTE DA TEMERE
Il virus sfrutta l'ignoranza No vax per replicarsi
Altro che variazione “britannica” o “cecoslovacca”, il problema vero è il livello medio di incompetenza e accidia da cui siamo afflitti. Discorso di un premier immaginario
A volte, magari nel dormiveglia, sogno il discorso di un premier immaginario, uno che in Italia non c’è e che forse non ci sarà mai. Provo a riportarvelo, così come lo immagino. Cari concittadini – direbbe questo primo ministro fantomatico – il nostro paese, ma forse sarebbe meglio dire il nostro mondo, è sotto l’assedio di una piccola macchinetta grande solo un centinaio di miliardesimi di metro, ma che riesce a fare con grande efficacia una cosa in particolare: una serie di reazioni chimiche a nostre spese, nel nostro corpo, in cui i reagenti siamo noi e il prodotto miliardi di copie della stessa macchinetta, pronte a continuare a loro volta a pervertire il funzionamento delle nostre cellule per creare un numero inverosimile di virus. Anzi, sarebbe meglio dire che non di una macchinetta si tratta, ma di uno stuolo infinito di virus leggermente diversi fra di loro, che chiamiamo ogni volta che ne isoliamo uno “variante inglese”, o “cecoslovacca”, o “sudafricana”; dimenticando che noi vediamo solo una piccolissima parte di ciò che ha avuto successo rispetto a ciò che c’era prima, e che quindi, se lasciamo andare avanti il processo naturalmente, non faremo altro che isolare nuove varianti, sempre più brave a vincere la gara rispetto a quanto c’era prima, cioè a replicarsi di più e più velocemente, sotto la selezione del caso (che attua la cosiddetta evoluzione neutrale) e della pressione competitiva delle varianti diverse esistenti in un certo periodo di tempo.
Quelle poche varianti che vivono sui giornali, che cambiano il nostro comportamento, che ci terrorizzano o ci tranquillizzano (ricordate il virus buono?), sono cieche, sorde e mute al nostro chiacchiericcio: finiscono nei titoli per il prodotto del caso evolutivo e per bias di selezione, dovuto al sequenziamento effettuato proprio su un certo gruppo di pazienti in una certa parte del mondo in un certo momento, ma la conoscenza che ne abbiamo, improvvisa e magari terrorizzante, non cambia il quadro generale, un quadro di gara evolutiva non tra il virus e noi, ma tra virus diversi per le riserve di “cibo” ed energia rappresentate dai nostri corpi. Noi non siamo altro che il paesaggio e la risorsa necessaria a replicarsi per un infinito stuolo di virus diversi; è inutile preoccuparsi per questa o quella variante. Cari concittadini, non è il vostro prossimo voto che mi interessa, ma la nostra salute e il nostro benessere prossimi venturi, perché senza di quelli anche io, la mia famiglia, i miei amici e il mio paese rovineremo tutti insieme, dal primo all’ultimo italiano. E’ per questo che io vi dico che invece di inseguire l’ultimo abstract di una rivista scientifica o l’ultimo titolo di un telegiornale, dobbiamo correre a vaccinarci; dobbiamo premere, dobbiamo spingere perché tutti siano vaccinati al più presto. Sapete perché tutti? Perché come nel caso della resistenza agli antibiotici, cari concittadini, anche nel caso dei vaccini meno vacciniamo, più tempo ci mettiamo, più esercitiamo una pressione parziale, più diamo tempo e modo al processo di mutazione e selezione di rendere inutili i vaccini, come Darwin comanda; ed è per questo, cari concittadini, che nessun ritardo può essere ammesso, nessuna scusa trovata, nessun burocrate perdonato, nessun oppositore dei vaccini tollerato.
Perché l’evoluzione (in peggio per noi) di un virus si contrasta solo ed esclusivamente con tentativi rapidi, massicci e coordinati di rendere minimi gli eventi di replicazione e di adattamento per mutazione, con il vaccino e la limitazione brutale dei contatti fino a che non ci siano abbastanza vaccinati; il resto, cari concittadini, dà solo modo di emergere a mutazioni di adattamento in grado di neutralizzare le nostre armi. E’ per questo, cari concittadini, che il governo da me presieduto intende concentrare per i prossimi mesi tutte le risorse e tutti gli sforzi su poche cose: campagna vaccinale, misure di contenimento e incremento della sorveglianza epidemiologica durante il tempo necessario a raggiungere un numero elevato di vaccinati, monitoraggio post-vaccinale, aiuti alle persone non ancora vaccinate. Perché solo dopo questo sforzo massiccio e concentrato per i prossimi mesi, cari concittadini, potremo pensare al resto, in sicurezza e con un futuro da ricostruire. Ma qui, come qualche mio amico più saggio e più avvertito di me suggerirebbe, devo svegliarmi, e guardare anche io in faccia la realtà: in Italia non solo un premier come questo non esiste, ma non potrà esistere mai; e se anche esistesse, sotto di lui l’infinita filiera di amministratori, politici e burocrati ne vanificherebbe ogni sforzo, perché un virus può cambiare le nostre vite, ma non il livello medio dell’ignoranza, accidia e incompetenza da cui siamo afflitti. Dunque continueremo a farci distrarre da varianti peggiori, da scorte mancanti, da cittadini irresponsabili, dai No vax e da chissà quali altri interessanti “villain” su cui riversare la colpa e con cui riempire i titoli dei notiziari; e nel frattempo, sferette munite di punte acuminate, comprese tra i 60 e i 140 nanometri di diametro, continueranno a trarre vantaggio dai propri geni e dai nostri memi per continuare sulla loro strada evolutiva.
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