L'Europa raddoppia gli acquisti da Pfizer/BioNTech, Moderna è in arrivo e a breve può esserci l'autorizzazione di AstraZeneca: il problema non sarà più la mancanza di dosi, ma la capacità di farli. All’Italia serve più delle siringhe di Arcuri per gestire con efficienza la vaccinazione di massa
Tutti i governi del mondo sono impegnati in una corsa contro il tempo per vaccinare quanto prima quante più persone possibili. La criticità più importante in tutti i piani vaccinali, forse con l’unica eccezione di Israele, è la scarsità dell’elemento più importante: i vaccini. Le dosi al momento arrivano con il contagocce, o quasi. E molti paesi per accelerare i tempi stanno modificando le strategie vaccinali con mosse azzardate che potrebbero rivelarsi pericolose. Negli Stati Uniti il presidente eletto Joe Biden sembra intenzionato, come sta facendo il Regno Unito, a far inoculare immediatamente tutte le dosi disponibili allontanandosi dalla strategia dell’Amministrazione Trump che prevede di conservare metà delle dosi per la seconda inoculazione. Per molti esperti e per le autorità sanitarie, inclusa la Fda americana, vaccinare tutti ritardando la seconda dose può avere conseguenze nefaste per la salute pubblica, con il rischio addirittura di indurre il virus a mutare in modo da rendere inefficace la vaccinazione. L’Italia, invece, sta seguendo la strategia più ortodossa conservando circa il 30% di dosi consegnate per la seconda iniezione. Per questo motivo, avendo poche dosi a disposizione e dovendone conservare un terzo, è impossibile incrementare più di tanto il numero di vaccinazioni quotidiane che ora si attesta a 60-70 mila al giorno, uno dei ritmi migliori in Europa.
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