Ormai è ben noto come il coronavirus Sars-CoV-2 nel suo finora inarrestabile percorso di diffusione pandemica stia andando incontro a mutazioni del suo materiale genetico e come alcune di queste varianti possano mostrare la tendenza a diffondersi di più del virus che è partito da Wuhan, perché dotate di una maggiore capacità di infettare le persone. Abbiamo sentito parlare da dicembre prima della variante inglese, poi di quelle sudafricana e brasiliana, infine da qualche giorno della tedesca. Non è ancora chiaro se alcune di queste varianti siano dotate di maggiore aggressività dal punto di vista clinico. Sono iniziate ricerche per chiarirlo ma ci vorrà del tempo per avere risposte accurate. Tuttavia un dato che sembra emergere è la maggiore infettività delle nuove varianti. Questa è legata ad alcune modifiche della proteina spike proprio nella parte che riconosce la proteina Ace2 che è il recettore del virus presente sulle nostre cellule. Le modifiche aumentano l’efficacia di questo riconoscimento. Monitorare la diffusione di queste varianti, e di eventuali altre che purtroppo potrebbero venire fuori in futuro, è fondamentale per capire meglio le dinamiche di diffusione del virus e decidere se sono necessarie misure di contenimento appropriate e, perché no, anche vedere se aree geografiche diverse presentano sotto-popolazioni virali diverse, ognuna con un suo proprio indice di diffusione, il tanto citato Rt.
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