A parte la Germania, che ha risorse finanziarie praticamente illimitate e il peso negoziale di 100 milioni di abitanti, quanti stati membri avrebbero potuto negoziare meglio della Commissione le forniture?
Se la Commissione di Ursula von der Leyen non avesse adottato la strategia per l’acquisto in comune di vaccini contro il Covid-19, gran parte degli stati membri dell’Unione europea, compresi alcuni pesi massimi come la Francia, oggi si troverebbe senza lo strumento più importante per cercare di battere la pandemia. A dirlo non è un portavoce dell’esecutivo comunitario che deve giustificare i problemi nelle consegne di AstraZeneca, né von der Leyen criticata per i ritardi accumulati dall’Ue nella vaccinazione rispetto a Israele, Regno Unito e Stati Uniti. Ad ammetterlo con un candore sorprendente è stato il ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune, in un dibattito venerdì sera con una delle star della galassia sovranista francese: Éric Zemmour. “Se avessimo avuto un quadro nazionale” invece che europeo, “noi francesi avremmo firmato un contratto con Sanofi e non saremo pronti ad avere un vaccino in Francia”, ha detto Beaune. La Francia non è un’eccezione. E’ da qui che bisogna partire per comprendere la strategia dell’Ue sui vaccini: a parte la Germania, che ha risorse finanziarie praticamente illimitate e il peso negoziale di 100 milioni di abitanti, quanti stati membri dell’Ue avrebbero potuto negoziare meglio della Commissione le forniture dei vaccini? Quali sarebbero le ripercussioni politiche oggi se il 3 per cento dei tedeschi fosse vaccinato, con tutti gli altri cittadini europei a zero?
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