I primi due casi di Covid in Italia sono stati confermati il 30 gennaio del 2020 e riguardavano due turisti provenienti dalla Cina, ma è dalla sera del 20 febbraio dello stesso anno, quando a Codogno si è registrato il primo focolaio, che il virus è entrato prepotentemente nelle vite di tutti noi. Ed era solo l’inizio.
A quasi un anno da quel giorno abbiamo visto cambiare lo scenario sanitario mondiale come non avremmo mai voluto. Abbiamo dovuto fare conoscenza col Covid, comprenderne i meccanismi, le modalità e le intenzioni. Abbiamo purtroppo contato le vittime, troppe vittime, fatto i conti con una nuova gestione della quotidianità e ci siamo chiesti più volte il senso di quello che stava e che sta accadendo, comprendendo sempre più a fondo quanto possiamo essere fragili.
Ma ci siamo anche rimboccati le maniche, abbiamo dato fondo a ogni risorsa per poter fornire un servizio ai pazienti che non fosse solo di presa in carico, ma che tenesse conto anche della relazione con i famigliari costretti a stare lontani dai propri cari che si trovavano ospedalizzati. Nei casi peggiori siamo stati l’ultimo volto che le persone hanno visto, l’ultima voce che hanno sentito, l’ultimo conforto che hanno trovato.
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