Cosa chiedono i medici per onorare la memoria dei 328 caduti
Dal ricambio generazionale ai corsi di educazione sanitaria nelle scuole: "E la vaccinazione garantita a tutti gli operatori sociosanitari: sarebbe bene ricordarsi di loro non solo quando muoiono in servizio". L'appello degli Ordini a Draghi
328 caduti. Non in una guerra convenzionale ma nella battaglia quotidiana contro un virus insidioso fronteggiato, in trincea, nella carenza dei più elementari dispositivi di protezione. “Porto con me il ricordo dei colleghi che indossavano calzari realizzati con le buste dell’immondizia – dichiara al Foglio Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri – Ciò che è accaduto è inspiegabile e inaccettabile perché ogni cittadino ha il diritto di lavorare in piena sicurezza. Il fatto poi che questa strage si sia consumata non in una fabbrica ma in una struttura sanitaria accresce lo sgomento”.
Per mesi, medici e infermieri hanno prestato soccorso ai malati Covid senza le protezioni necessarie contro un virus altamente contagioso, e in molti casi le corsie di ospedale si sono tramutate in focolai. “La virulenza del virus non era prevedibile ma il rischio di un salto di specie del virus era noto a tutti in seguito all’annuncio dell’Oms. Non esistono giustificazioni, anzi va evidenziato che il ritmo dei decessi tra il personale medico-sanitario non si è ridotto neppure durante la seconda ondata”. Dietro ai nomi delle persone scomparse ci sono figli rimasti orfani, mariti che hanno perso una moglie e via dicendo. “Intere famiglie sono state travolte. Io conoscevo il primo medico che è venuto a mancare, Roberto Stella, è stato un mio stretto collaboratore nonché presidente dell’Ordine di Varese. L’11 marzo dello scorso anno aveva presentato un piano per la formazione a distanza, proprio sul trattamento dei pazienti Covid, di lì a poco sarebbe morto”. Voi, come FNOMCeO, avete denunciato il taglio delle risorse al comparto sanità. “Veniamo da vent’anni di abbandono del territorio con inevitabili conseguenze sul piano della capacità di prevenzione e supporto ai malati chiusi in casa senza possibilità di contatto esterno. Assistere un paziente che muore su un letto d’ospedale senza l’ultimo abbraccio di un familiare è un’esperienza terribile”.
La speranza, adesso, si chiama vaccino. “E’ l’unica via d’uscita, perciò medici e infermieri devono vaccinarsi, in fretta. Purtroppo, al di là dei proclami, in buona parte d’Italia la vaccinazione non è ancora garantita a tutti gli operatori sociosanitari. Forse che odontoiatri, farmacisti, medici liberi professionisti non meritano uguale tutela?”. E che fare con la sparuta minoranza di medici e infermieri riluttanti al vaccino? “Chi vuole lavorare in un reparto con persone fragili deve vaccinarsi, e la vaccinazione, in tal caso, non rappresenta un obbligo ma un requisito per esercitare la professione in strutture che ospitano persone vulnerabili”.
“Medici e infermieri hanno compiuto un miracolo ma sarebbe bene ricordarsi di loro non solo quando muoiono a causa della pandemia”, sono grondanti di amarezza le parole rilasciate al Foglio da Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria e direttore del Dipartimento di Pediatria generale all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. “Assistiamo alle manifestazioni di cordoglio per i colleghi deceduti ma in questi anni la professione medica è stata mortificata a suon di tagli. Il lavoro di medici e infermieri va riconsiderato perché parliamo di persone che hanno scelto di prendersi cura degli altri, serve un approccio maturo per favorire una piena consapevolezza del contributo che ogni operatore sanitario dà al benessere collettivo”.
Avete scritto una lettera a Mario Draghi. “Tra i nostri punti, c’è l’emergenza denatalità, l’esigenza di una specificità pediatrica negli ospedali, il sostegno ai soggetti fragili, corsi di educazione civica e sanitaria nelle scuole. I medici italiani sono tra i più bravi al mondo ma i peggio pagati, nel contenzioso 99 volte su 100 i medici vengono assolti, intanto i posti vengono tagliati senza alcun ricambio generazionale, soffriamo la carenza di neonatologi e a nessuno sembra importare”. Vi sentite sostenuti più a parole che nei fatti. "Sa quanto costa l’assicurazione ad un ginecologo o ad un ortopedico? Ventimila euro l’anno a carico di professionisti che in ospedale ne guadagnano meno di tremila al mese”.