Si può vaccinare di più
La strategia di Draghi, il lavoro di Curcio e Figliuolo, l’obiettivo di 400 mila al giorno
Nella visita odierna al centro vaccinale di Fiumicino il presidente del Consiglio Mario Draghi parlerà dell’andamento della campagna vaccinale, ma soprattutto della nuova strategia e dei prossimi obiettivi. Da un lato Draghi sta cercando, come dimostra il blocco all’export dei giorni scorsi, di assicurare al paese le forniture di vaccini e dall’altro, attraverso il lavoro del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e del commissario Francesco Paolo Figliuolo, che ci sia un’accelerazione sulle somministrazioni. E’ difficile che il premier dia numeri precisi, ma è possibile capire quale dovrebbe essere la velocità di rotta dalle consegne attese. La tabella aggiornata delle forniture conferma l’arrivo di 45,1 milioni di dosi nel secondo trimestre con le quali poter vaccinare 26,2 milioni di persone (considerando che il vaccino Johnson & Johnson, approvato ieri dall’Ema, è monodose). Smaltire oltre 45 milioni di dosi in tre mesi richiede ritmi di 400-500 mila inoculazioni al giorno, oltre il doppio del picco attuale (190 mila).
Stare ai livelli attuali, o poco superiori, produrrebbe ritardi notevoli. In settimana ne ha parlato il direttore della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza che, in commissione Sanità del Senato, ha anticipato i risultati del modello matematico messo a punto dall’Istituto superiore di sanità e dalla fondazione Bruno Kessler.
“Vaccinando circa 240 mila persone al giorno riusciremo nel giro di 7-13 mesi probabilmente a tornare a uno stile di vita pre-pandemico”, ha detto Rezza. Con questi numeri, ovvero 50 mila vaccinazioni al giorno in più del livello odierno, vuol dire sì raggiungere una “pseudo-normalità” entro l’estate ma del 2022. La simulazione di Rezza indica che per ridurre i tempi è necessario raddoppiare le somministrazioni, partendo dalle prossime settimane. Il modello può essere quello britannico. Lì è stato raggiunto un livello di 400 mila inoculazioni al giorno a metà febbraio (con picchi di oltre 500 mila), stabilizzandosi successivamente su una media superiore alle 300 mila nelle ultime settimane. Il personale non manca, almeno sulla carta.
Dopo l’accordo con i 60 mila medici del territorio e il protocollo per il coinvolgimento dei 40 mila specializzandi, si aggiunge l’apporto di 60 mila odontoiatri. Diventano così oltre 150 mila i medici che possono essere mobilitati: “Se ciascuno di questi medici fosse messo nelle condizioni di trattare 10 persone al giorno, in un mese avremmo somministrato 45 milioni di dosi”, dice il presidente della Fnomceo Filippo Anelli. Naturalmente le cose sono più complicate di così, ma se ci sono i vaccini e i vaccinatori tutto sta alla capacità di organizzare questi due input per raggiungere in tempi rapidi tutta la popolazione. Per poter somministrare, non i 45 milioni citati della Fnomceo, ma i circa 17 milioni di dosi che mediamente dovrebbero arrivare ogni mese a partire da aprile serve un salto di qualità nell’organizzazione e nella logistica. Alcuni elementi di novità riguardano l’aumento dei punti vaccinali, utilizzando ogni possibile soluzione, dagli edifici pubblici ai siti produttivi fino agli assetti della Protezione civile e delle forze armate. Esercito e Protezione civile si sono resi disponibili per la logistica dell’ultimo miglio portando le fiale negli studi dei medici. Restano da coinvolgere le 19 mila farmacie sparse capillarmente sul territorio, soprattutto nelle aree rurali e marginali. Ma un compito fondamentale è quello di garantire standard minimi di efficienza tra le varie regioni: ieri il commissario Figliuolo ha annunciato l’invio di un team di pianificatori per supportare la campagna vaccinale in Calabria, una delle regioni con la performance peggiore.
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