Il Foglio salute
L'importanza dei capelli per le donne in cura
Onco Hair, il progetto che dona protesi tricologiche all’avanguardia alle donne in chemioterapia
Il tumore più diffuso e frequentemente diagnosticato alle donne nel 2020 è stato il carcinoma della mammella (54.976, pari al 14,6 per cento di tutte le nuove diagnosi) ma grazie a un’intensa attività di screening e all’aumentata consapevolezza femminile rispetto al passato, la maggior parte dei tumori mammari è presa oggi in fase iniziale, quando la strada chirurgica può risultare ancora conservativa e le terapie adottate consentono di assicurare sopravvivenze a 5 anni molto elevate. Si tratta però di una malattia che non riguarda solo aspetti farmacologici, chemio o radioterapici, ma interessa l’integrità della donna e mina la più profonda sfera del femminile, a cominciare dal trauma della diagnosi fino a tutto l’iter terapeutico che comporterà cambiamenti fisici e di qualità di vita importanti e richiederà alla paziente uno sforzo di accettazione e adattamento ogni giorno più grande.
Le reazioni variano da donna a donna e i primi mesi sono di certo i più complessi, in quanto l’evidente trasformazione fisica comporterà una graduale attivazione delle risorse personali per ridefinire un assetto psico-fisico in equilibrio, compromesso anche dalla perdita dei capelli (alopecia), effetto collaterale assai comune della chemioterapia, privo di ripercussioni mediche ma dal forte risvolto psicologico. Vedersi senza capelli è un promemoria della propria condizione di vulnerabilità, può intaccare l’autostima ed essere stigma sociale nonché fonte di stress quotidiano e, a conferma di un simile quadro, il 47 per cento delle donne ritiene la calvizie indotta da chemioterapia la principale ferita dell’intero percorso di cure, tanto che l’8 per cento di esse vorrebbe rifiutarle pur di evitare questa perdita. “Quando una donna vive il dramma di un tumore e fa la cura chemioterapica si aggiunge un elemento molto importante al disagio già fortissimo della malattia: la perdita dei capelli”, dichiara Angela Quaquero, presidente dell’Ordine degli Psicologi della Sardegna.
“Ci troviamo di fronte una persona che ha già un’angoscia di morte, perché il tumore inevitabilmente ci fa pensare a quello, a cui si aggiunge una crisi legata all’identità. I capelli per una donna, più che per un uomo, sono un segnale di femminilità: la foggia, il taglio, il colore, sono elementi che noi modifichiamo adattandoli al nostro umore e al periodo della vita che attraversiamo. Quando è in gioco l’identità il rischio è quello di cadere in una depressione, un disagio molto profondo che va ad aggiungersi al malessere della malattia. Ci sono donne che reagiscono evidenziando con coraggio la perdita di capelli, ma la maggior parte risponde difendendosi. Fortunatamente abbiamo le parrucche o i foulard che possono farci sentire meglio. Non sottovalutiamo questo aspetto, non è narcisismo, è senso di identità e voglia di continuare ad essere donna nonostante tutto”.
E tal proposito, proprio in occasione della festa della donna, è stato lanciato Onco Hair, il progetto che dona i capelli alle donne in chemioterapia. Un’iniziativa voluta da Associazione per il Policlinico Onlus, Fondazione Cariplo e CRLAB, uno dei principali player mondiali nel settore tricologico, e volta a sostenere chi combatte contro il tumore al seno e magari porta avanti la sua battaglia anche in una condizione di fragilità economica. Venticinque infatti le protesi tricologiche CNC (Capelli Naturali a Contatto), molto di più delle tradizionali parrucche, che saranno donate entro 40 giorni dal primo rilievo del cranio ad altrettante donne in chemioterapia per cancro al seno, selezionate nei prossimi tre mesi da un’equipe di oncologi e psicologi del Policlinico di Milano. Si tratta di un dispositivo medico altamente personalizzato, un unicum mondiale realizzato all’interno dei laboratori CRLAB di Zola Predosa (Bologna) e creato utilizzando capelli umani, non trattati, inseriti a mano uno alla volta in una sottile membrana polimerica biocompatibile coperta da brevetto.
La protesi CNC è qualcosa di rivoluzionario in quanto permette a chi la indossa di condurre una vita assolutamente normale, diventa parte integrante del corpo, non va tolta la notte e consente di nuotare, legarsi i capelli e persino farseli tirare. “Nella guerra contro il cancro – spiega la Presidente dell’Associazione per il Policlinico Onlus – lo stato d’animo di chi combatte è fondamentale. La perdita dei capelli si riflette in maniera molto importante sul benessere psicologico, sull’autostima, sulla sessualità, sulle relazioni sociali e sulla percezione di sé. Abbiamo deciso di dare avvio al progetto proprio ascoltando le molte testimonianze delle donne che hanno utilizzato questo presidio medico. Il tumore colpisce tutti, ma non tutti hanno la forza economica per affrontare questa prova con gli strumenti che consentono di viverla al meglio. Vogliamo offrire un supporto alle donne colpite dalla malattia che hanno fragilità economiche, perché avere le armi migliori per combattere il male dovrebbe essere un diritto di tutti”.