Il Foglio salute
Non si può riformare la Sanità senza parlare di valori e significato della vita
Ripensare temi ormai giunti al capolinea. Idee per costruire il futuro
È sempre più precisa in noi la sensazione di essere protagonisti di un ininterrotto ed entusiasta cambiamento senza meta. Come una lama che incide la carne viva continua a risuonare in me questa affermazione di Piero Bassetti, resa in un recente dialogo sulla salute alla Fondazione Giannino Bassetti. Del resto, come non farci i conti. Siamo reduci di cambiamenti che si ripetono ogni giorno, a livello nazionale e regionale. Politica e amministrazione, teste che rotolano e nuovi arruolati, con rinnovato entusiasmo, ma pur sempre senza una meta.
Un cambiamento ingente e aprioristicamente celebrato dal popolo e dai potenti. E, come ci insegna il Barabba di Par Lagerkvist, quando il popolo e i potenti (Pilato e Erode fino a quel momento nemici) sono d’accordo sono davvero guai. Su questi presupposti la domanda è se sia possibile il formarsi di un consenso per una nuova politica sanitaria che contempli una pur necessaria attenzione ai prezzi di produzione dei servizi di cura insieme a una imprescindibile riflessione sui valori. La corsa al pragmatismo, sospinta dal governo dei migliori, l’aristocrazia oggi celebrata, sembra aver perduto la capacita di pensiero e con essa i metodi di conoscenza della realtà e del mondo.
Una prassi non pensata è l’anticamera del nulla. In questo momento storico non possiamo permetterci di riformare la sanità senza aprire una discussione seria sui valori e sul significato ultimo. Ci dovrà pur essere una minoranza creativa che si pone il tema dell’oltre. Oltre lo specchio di Alice siamo tutti orfani di un potere senza potenza e di un sapere indomito le cui redini sono sfuggite.
Occorre aggirare l’insabbiamento di un governo privo di immaginazione. In fondo, ci ricorda Bassetti, ciascuno di noi placa il proprio demone quando sente di essere sintonizzato su cose importanti. E le cose importanti non mancano se si pensa alla salute. Vi sono alcuni temi valoriali che sono giunti al capolinea e devono essere ripensati. Ne cito alcuni dei molti.
1. Una retorica dei diritti, sapientemente professata dai sacerdoti della modernità, continua a farci declamare principi svuotati di contenuto come l’universalismo delle prestazioni. Occorre il coraggio di ripensarlo partendo dalle persone e dalle loro intelligenze, consapevoli di un dinamismo che marcia spedito in una direzione opposta.
2. Il diritto alla salute, svuotato del suo contenuto relazionale e ridotto a diritto a essere “sani” a ogni costo ci ha spinto a non accettare più la sofferenza e la morte come dimensioni del vivere, come lo sono l’innamorarsi e il condividere una grande amicizia negli stessi termini espressi da Antigone.
3. Il sistema di offerta di servizi e prestazioni sanitarie nel grande supermercato della salute (prestissimo anche a domicilio) ci ha reso solitari e tristi consumatori di salute. Insoddisfatti come sempre.
4. Il sistema formativo dei medici e delle professioni sanitarie ostaggio di un ordinamento disciplinare delle conoscenze unidirezionale, costrittivo e antiespansivo. Nessuno osa alzare la testa per dire che i medici e le professioni sanitarie si devono formare sul campo, confrontandosi con un sapere che non è più solo ciò che viene impartito nelle scuole di specialità e nei corsi professionalizzanti, una realtà che sempre più sfugge alla specializzazione e richiede un meticciato di sapere e saperi
5. Il personale sanitario ostaggio di un ordinamento del lavoro a tempo indeterminato, privo di un reale sistema premiante, irrigidito dalle specialità che impediscono qualunque forma di interscambio e una innata deferenza verso la dottrina dell’aziendalizzazione che vuole il bravo medico dismettere il proprio compito di cura per assumere funzioni manageriali per fare carriera.
Oltre lo specchio il mondo è tutto da rifare. Allora servono energie e luoghi di pensiero, “imprenditori politici” che abbiano il coraggio di raccogliere un consenso sui valori e sulla domanda di senso. Sull’oltre si costruisce il futuro in quanto futuro.
Alessandro Venturi, Professore di Diritto amministrativo e di Diritto regionale e degli enti locali presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università degli Studi di Pavia - Alma Ticinensis