Non scherzare sul panico
Sui vaccini occorre partire dall’inferenza fattuale e non dal pregiudizio ideologico. Uno sguardo a Londra contro il pregiudizio
Può piacere scherzare, ma ci sono cose su cui non si scherza. Il panico, per esempio. Le vicende sinistre del vaccino AstraZeneca, almeno nella sua gestione nell’Europa continentale, con i ritiri cautelativi prima di lotti specifici poi dell’intera fornitura, sembrano fatte apposta per indebolire e colpire duramente gli sforzi di coordinamento e impulso alle campagne di immunizzazione di massa che sono in corso con mille difficoltà. La storia dell’antivaccinismo è complicata e piena di risvolti di ogni tipo, antropologici e religiosi oltre che legati a interessi di categoria e industriali, e nasce insieme con i vaccini nel pieno delle campagne contro il vaiolo, oltre due secoli fa. Con il falso report del famigerato Andrew Wakefield, ai nostri tempi, in cui era istituito un rapporto causa-effetto tra vaccini e autismo, ci si è inoltrati nella leggenda nera, moltiplicata e complicata dall’invadente petulanza dei social e delle teorie del complotto, che sfrutta i dubbi, l’antimodernismo, la faziosità politica antiestablishment e la tendenza a una polemica serrata contro le acquisizioni scientifiche o sperimentali. Vedremo ora che cosa stabilirà l’Agenzia europea per i medicinali, e come le autorità sanitarie italiane e di altri grandi paesi si comporteranno in merito. Ci sono buone ragioni per pensare che, se la correlazione tra vaccino e morbilità fosse esclusa, questo supplemento di precauzione, inscritto nel modo di essere della gestione della sanità pubblica da anni in Europa, possa avere come esito un recupero di fiducia e un dissiparsi della paura collettiva.
È inutile dire quanto sia rilevante questo eventuale esito allo scopo di debellare il Covid e tornare più presto che sia possibile alla normalità. Bisogna sforzarsi di usare il common sense o senso comune, cioè un metodo di ragionamento che parte dall’inferenza fattuale e non dal pregiudizio più o meno arbitrario e ideologico. C’è un dato incontrovertibile. Nel Regno Unito, che non è una frazione liminare ma è stato il centro della vaccinazione di massa, con risultati di liberazione dal male che già si vedono, AstraZeneca è stato usato senza alcun problema su vastissima scala. Questo precedente parla da solo e mette a tacere non già il panico che nasce dalle decisioni precauzionali e dagli imbarazzi gestionali e politici negli stati “precauzionisti” ma la paura vaga, generica, generalmente scettica su un vaccino che ha avuto una sua storia complicata, ma ha contribuito senza alcuna conseguenza a liberare una grande nazione europea dall’epidemia. Quando ci siano e si manifestino, nessuno è autorizzato a tacere i problemi, le alternative eventuali, le questioni che incutono naturalmente riserva e diffidenza, anche partendo da storie critiche impressionanti e notizie esposte alla lettura sensazionalista, ma nessuno è altresì autorizzato a diffondere il panico e a lavorare cinicamente sulla sua capacità di forzare il senso e il significato delle cose.
È di senso comune pensare che lo slancio nella fabbricazione dei rimedi vaccinali è una grande acquisizione per l’oggi e per un prevedibile domani, non era mai successo che i risultati produttivi e di ricerca arrivassero in così poco tempo, e le conseguenze già si vedono dove la campagna è progredita, settori, categorie, paesi. E’ di senso comune interrogarsi su eventuali buchi nella rete di sicurezza e preoccuparsi, ma senza un anticipo di comprensione e di fiducia alle agenzie e ai governi che hanno basato la guerra alla pandemia proprio su questo senso comune, si finisce in un’affermazione di nonsense, in un gioco di incendiaria stupidità.
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