Vaccinare in farmacia
Già 12 paesi Ue le usano. Sono molto utili a livello logistico nei 5 mila piccoli comuni italiani
Presenza capillare e aumento delle somministrazioni. Il ruolo cruciale dei farmacisti nel piano vaccinale
“Stiamo lavorando per avere un maggior ruolo delle farmacie e degli infermieri. Metteremo in campo tutta la rete sanitaria possibile per accelerare”, ha dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza. Anche il piano vaccini presentato lo scorso sabato dal commissario Francesco Paolo Figliuolo continua a prevedere il “coinvolgimento dei farmacisti”. La misura era già stata inserita nel comma 471 della legge di Bilancio 2021, che prevedeva la sperimentazione della vaccinazioni all’interno delle farmacie sotto la supervisione di medici assistiti, se necessario, da infermieri o personale sanitario formato. Per rendere operativa la misura, la manovra richiamava accordi con le organizzazioni sindacali, sentito l’ordine professionale. Servono dunque specifici accordi regionali, esattamente come già avvenuto per i medici di famiglia.
Succede però che al momento solo poche regioni sembrano aver concluso questi accordi, e nessuna ha già attivato la rete delle farmacie per le vaccinazioni anti Covid. Eppure, disporre di 19 mila presìdi sanitari di prossimità, capillarmente diffusi sull’intero territorio nazionale, potrebbe rappresentare un valore aggiunto per il Sistema sanitario nazionale di cui le farmacie sono parte integrante. Incrementare i punti di accesso significa aumentare il numero quotidiano di vaccinazioni eseguite e dare un contributo importante nel contrasto alla pandemia.
Se infatti anche solo la metà delle farmacie riuscisse a eseguire dieci vaccinazioni al giorno si otterrebbe un contributo aggiuntivo di circa 100 mila vaccinazioni al giorno, oltre la metà di quelle totali attuali. Un ruolo cruciale può essere svolto dalle farmacie rurali, ossia quelle ubicate in comuni, frazioni o centri abitati con popolazione non superiore a 5 mila abitanti. Proprio per la loro presenza in piccoli agglomerati e nelle aree interne o più marginali del paese, le farmacie rurali svolgono un’importante funzione sociale, in quanto rappresentano spesso l’unico presidio sanitario sul territorio, in cui opera un professionista a disposizione 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno. In questi casi il loro contributo logistico risulterebbe determinante per la facilità con la quale possono garantire vaccinazioni in zone altrimenti difficilmente raggiungibili. Anche i numeri non sono trascurabili. Va considerato infatti che in Italia i comuni inferiori a 5 mila abitanti sono 5.500 su 8 mila (il 70 per cento) in cui vivono 10 milioni di persone (il 17 per cento della popolazione nazionale).
Le farmacie son già usate nei paesi spesso presi a modello, come Israele, dove la vaccinazione viene eseguita dai farmacisti senza l’obbligo di presenza del medico. E’ una rete già ampiamente sfruttata in Europa anche per le vaccinazioni contro l’influenza. Come sottolineato dal Pgeu, l’associazione che rappresenta oltre 400 mila farmacisti dell’Ue, sono attualmente 12 i paesi europei che hanno aperto alle vaccinazioni in farmacia. In Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Norvegia, Portogallo e Regno Unito si vaccina senza la necessaria presenza di un medico. E lo stesso accade negli Stati Uniti e in Canada. Per raggiungere gli obiettivi del piano, ossia le 500 mila somministrazioni giornaliere a partire da aprile e l’80 per cento della popolazione vaccinata entro metà settembre senza creare differenze di copertura tra le aree urbane e i piccoli comuni più difficilmente raggiungibili, sarebbe necessario e doveroso sfruttare tutti i canali possibili, incluse ovviamente le farmacie. Senza perdere ulteriori mesi, visto che la normativa lo consentirebbe già oggi.
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