Un affascinante cortocircuito
I vaccinati e la vergogna del privilegio
Chi sei tu per avere il vaccino? Gli anti casta ci salveranno dai no vax
Tocca convincere gli indecisi e tocca, prima ancora, capirli. Non li si può sbolognare, o sfottere, o mandare al diavolo, o costringerli. No, per carità: rispetto per le minoranze, ancorché rumorose. Noi dobbiamo capire se i laureati in cena fuori, nota lingua morta del 2019, non si fidano delle case farmaceutiche, dei dottori, della scienza, dell’aerosol, del governo, dell’Europa, della Nasa, dei giornali, e quindi preferiscono non vaccinarsi, e lo preferivano anche prima del blocco e sblocco di AstraZeneca – guazzabuglio che non ha aumentato granché gli sfiduciati: un sondaggio di Pagnoncelli pubblicato sul Corriere della Sera rileva che gli italiani che affermano di volersi vaccinare sono il 52 per cento, con un calo di 5 punti percentuali rispetto alla settimana scorsa.
A coloro che non vogliono vaccinarsi e che sono l’11 per cento dei nostri connazionali (sempre stando a Pagnoncelli) e ai dubbiosi, dobbiamo molte cose. L’esempio, innanzitutto. Dubitare di tutto, che le stelle siano fuoco e che la parola di Burioni valga di più di quella dell’erborista che ci ha risolto il problema delle borse sotto gli occhi, è o non è la cosa più scientifica che si possa fare? E cosa dire delle campagne di convincimento, una parte cospicua delle quali prevede la diffusione del selfie con siringa, che in Francia e Grecia ha dato risultati egregi da tutti i punti di vista, e che da noi si è riverberata e tradotta in una sana invidia per i ministri forestieri, belli, arrembanti, sorridenti, giovani e mai sprovveduti. Su questo giornale avevamo previsto che non avremmo avuto, in Italia, niente di neppure comparabile al ministro francese della Salute, Olivier Véran, vaccinatosi con la camicia sbottonata e una mano sul capezzolo, a prevenire le polemiche che la di esso esposizione sempre accende (come siamo ridotti), in posa Aprile dolce dormire accanto a un immunizzato. Figurarsi.
Avevamo previsto anche che ci sarebbero state propinati selfie motivazionali in maglietta della salute e ci è stato servito il neo capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, che riceve AstraZeneca in canottiera grigia, indumento la cui esposizione dovrebbe essere vietata dalla Convenzione di Ginevra e forse già lo è e ci è sfuggito. Insieme a Curcio, s’è vaccinato anche il generale Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, e lo ha fatto in mimetica, alla faccia di chi gliela contesta – forse che si preferirebbe un commissario vestito da quadro di Achille Lauro? – e a beneficio degli sfiduciati dal sì-no-sì di AstraZeneca, gente che cambia idea improvvisamente e quando la moda cambia, lei pure cambia. Povero Figliuolo e povero Curcio. Non avranno colpa se il loro selfie servirà a molto poco: è che s’è fatto tardi. Ai dubitatori s’aggiungono ora i decisori, quelli che dai selfie motivazionali sono irritati e gridano, cioè scrivono su Facebook: perché lui? Dove c’era “questo lo dice lei”, ora c’è “chi sei tu per avere il vaccino” (alla faccia dei no vax).
Negli Stati Uniti succede da settimane, il New York Times lo segnalava giorni fa, raccontando di persone che, dopo aver ricevuto la prima iniezione, hanno badato a non dirlo a nessuno e si crogiolano nel tormento e nella vergogna del privilegio. Andrea Scanzi, che scrive sullo stesso giornale che prende per fesso il generale Figliuolo per aver detto, sulle dosi eccedenti, “Vacciniamo chi passa”, quando ha raccontato di aver approfittato proprio di una dose eccedente, è stato contestato e insultato e ha risposto: dovreste ringraziarmi, sono stato tra i primi a vaccinarmi con AstraZeneca dopo lo sblocco, l’ho fatto per voi e perché mi fido della scienza, dietro di me non c’era fila, è tutto regolare.
È il segno di un affascinantissimo cortocircuito che probabilmente non avrà effetti concreti sulla campagna vaccinale, sulla quale la sola cosa che conta è che chi di dovere la faccia funzionare, fregandosene il più possibile dei laureati in cene fuori. Selfie, tweet, tiktok e fuffe quotidiani, per una volta, vengono dopo, molto dopo, facciamo che non vengono proprio.
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