Il commissario Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)

le nuove priorità

Figliuolo smentisce Draghi e allontana i vaccini dai detenuti

Annarita Digiorgio

Il nuovo commissario ha bloccato le somministrazioni delle carceri, che saranno effettuate solo in caso di focolai. La decisione si inserisce nel nuovo Piano di raccomandazioni per la campagna vaccinale

Il neo commissario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, ha bloccato le vaccinazioni nelle carceri. Nei penitenziari verranno mandati i vaccini solo laddove dovessero esserci dei focolai – quindi ci si vaccina solo dopo che si è stati infettati? La decisione si inserisce nel nuovo Piano di raccomandazioni sulle priorità vaccinali, con cui, finalmente, si è voluto mettere fine alle categorie di servizi cosiddetti essenziali, o ancor meglio alla loro libera selezione da parte delle regioni, finalizzandolo esclusivamente a ridurre anzitutto la mortalità (e quindi il sovraffollamento ospedaliero). Il piano in realtà formalmente è una presa d’atto in Conferenza Stato Regioni, declassando ulteriormente la fonte di quelle che già erano solo “raccomandazioni” in un decreto non regolamentare del ministro della Salute. E che a differenza di quanto da lui dichiarato mai ha trovato forza in una legge del Parlamento. Ma seppur lodevole e necessaria l’iniziativa di dare priorità solo ad anziani e vulnerabili, dà origine a un grande vulnus. Il nuovo Piano cita: “Vengono inoltre indicate anche le successive categorie di popolazione da vaccinare a seguito dell’aumento delle dosi disponibili, tra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali quali anzitutto personale scolastico, forze dell’ordine e personale delle carceri”.

 

Non sfuggirà dunque che laddove la definizione precedente era “carceri e personale penitenziario” ora viene sostituita solo da “personale penitenziario”. Di fatto vengono esclusi solo i detenuti, che erano quelli tenuti per ultimi dalle regioni, nonostante il governo fino ad oggi li avesse ritenuti prioritari. Perché se è vero che si deve procedere per età e patologie, il personale sanitario e le forze dell’ordine sono quasi tutti già stati vaccinati, e difficilmente le regioni non finiranno i vaccini che restano col rischio di creare una notevole disuguaglianza tra pari. All’appello mancavano proprio i detenuti, che erano stati tenuti per ultimi. Dal report del ministero aggiornato a lunedì 22 marzo, su 52.572 carcerati sono stati vaccinati solo 2500, con 576 attualmente positivi. Tra i 36.939 agenti penitenziari ci sono attualmente 738 positivi, e sono 11.151 quelli avviati alla somministrazione del vaccino. Mentre tra i 4.021 lavoratori dell'amministrazione penitenziaria 52 sono i positivi e 956 sono stati avviati alla vaccinazione.

 

Era stato proprio il presidente Mario Draghi durante il discorso di insediamento al Senato a dire: “Non sarà trascurata la condizione di tutti coloro che lavorano e vivono nelle carceri, spesso sovraffollate, esposte a rischio e paura del contagio e particolarmente colpite dalla funzione necessarie a contrastare la diffusione del virus”. Dopo di lui l’impegno era stato preso dal ministro della Giustizia Marta Cartabia: “In tempi di pandemia non deve esser trascurata la condizione di coloro che lavorano e vivono nelle carceri. Spesso sovraffollate esposte al rischio e alla paura del contagio. È urgente che la somministrazione delle vaccinazioni, iniziata in alcune realtà carcerarie già da alcune settimane, prosegua velocemente”. Il generale Figliuolo invece, non sappiamo se autonomamente o su spinta del ministro Roberta Speranza o della conferenza Stato Regioni che ha firmato il nuovo piano, ha deciso di ignorare le indicazioni di Draghi e Cartabia. Dopo che abbiamo fatto passare avanti qualunque lobby e categoria, rallentando anziani e fragili, ora restano fuori proprio gli unici che, non per loro volontà, non possono rispettare le norme anticovid, non avendo a disposizione né distanza né mascherine. E la cui condizione, sanitaria e umana, è nelle mani dello Stato.