domani il monitoraggio
I nuovi colori delle regioni: Lazio verso l'arancione e Valle d'Aosta in rosso
Domani le valutazioni della Cabina di regia: in bilico il Veneto, che potrebbe subire ulteriori restrizioni. Con il cambio di colore il Lazio riaprirà le scuole. Calano contagi e decessi ma per Gimbe "peggiora la situazione sul versante ospedaliero"
Da lunedì l'Italia potrebbe diventare ancora più rossa, con la Valle d'Aosta, oggi arancione, che dovrà imporre ulteriori restrizioni e raggiungere così Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia, Marche, Campania e Provincia autonoma di Trento. Resta in bilico Veneto, con la Toscana osservata speciale fino all'ultimo, mentre il Lazio dovrebbe essere promosso in arancione. In questo caso nella regione riapriranno le scuole: è infatti previsto che in zona arancione gli studenti possano tornare in classe, salvo che l'incidenza dei contagi non sia superiore ai 250 ogni 100mila abitanti. Spetterebbe ai presidenti di regione introdurre misure più restrittive, ma a quanto risulta al Foglio la Regione Lazio terrà aperte le scuole nei giorni che precedono la zona rossa di Pasqua.
Come di consueto, la decisione definitiva sul cambio di colori arriverà domani, quando la Cabina di regia si riunirà per analizzare l'andamento della pandemia sulla base dei dati che le regioni stanno trasferendo. Poi il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà le ordinanze per la settimana che porta a Pasqua: con l'indice del contagio in lieve miglioramento, è l'incidenza a preoccupare, insieme al peggioramento degli indicatori ospedalieri.
Chi cambia colore: Valle d'Aosta e Lazio
La Valle d'Aosta, già a rischio una settimana fa, diventerà con tutta probabilità rossa: qui i contagi registrati sono oltre 270 ogni 100 mila abitanti, una cifra che supera abbondantemente la soglia prevista dal governo per la attuare le restrizioni più forti (25o). Destino inverso quello del Lazio, dove le due settimane di lockdown hanno prodotto gli effetti sperati e, dopo aver praticamente concluso la prima fase della vaccinazione degli over 80, si appresta ad allentare le misure. Secondo gli ultimi rilevamenti, in regione l'Rt è calcolato intorno all'1, ben al di sotto dell'1,25 che vale la zona rossa, e anche le proiezioni settimanali danno indicazioni positive - l'incidenza dovrebbe attestarsi entro la soglia di 250. La stessa che preoccupa il Veneto, oggi arancione ma molto vicino al numero limite. E la Toscana che però dovrebbe salvarsi, almeno stando alle parole del presidente Eugenio Giani: "Ce l'abbiamo fatta, rimaniamo in zona arancione. Per noi non c'e' il rischio di zona rossa al momento", ha dichiarato questa mattina a Radio 24.
Intanto in Puglia, che ha visto aumentare i contagi nell'ultima settimana del 15,7 per cento, è in arrivo la zona rossa rafforzata, voluta dal presidente di regione Michele Emiliano, che nelle prossime ore dovrebbe con un'ordinanza imporre la chiusura totale delle attività per questa domenica, e imporre una restrizione agli orari, chiusura entro le 18, per gli esercizi non alimentari.
L'ultimo decreto
Il premier Mario Draghi sta in queste ora valutando se e in che misura prolungare il decreto attualmente in vigore, e che sarà operativo fino al 6 aprile. In base alle attuali misure tutta l'Italia sarà zona rossa nel weekend di Pasqua, sul modello applicato già nelle festività natalizie e con la possibilità per i cittadini di fare visita a parenti o congiunti una volta al giorno, all'interno della regione. Sempre fino a Pasqua sono "sospese" le zone gialle, una decisione che potrebbe comunque essere prolungata.
Calano i contagi e i decessi ma preoccupano i ricoveri: il monitoraggio Gimbe
Nella settimana che va dal 17 al 23 marzo, si registrano circa 7mila casi in meno (erano 157.677, sono 150.933 oggi) rispetto alla settimana precedente; diminuiscono anche i decessi (da 2522 a 2327), mentre sono in rialzo i dati relativi ai ricoveri con sintomi (28.428 invece di 26.098) e quelli che riguardano le terapie intensive (3.546 rispetto a 3.256). È quanto riferisce la Fondazione Gimbe nel suo ultimo monitoraggio indipendente pubblicato questa mattina. Da un lato, dunque, emergono gli effetti positivi delle ultime restrizioni, e infatti per il presidente della fondazione, Nino Cartabellotta, "nel pieno della terza ondata si intravedono i primi segnali di miglioramento: dopo quattro settimane consecutive si inverte il trend dei nuovi casi settimanali e si riduce l'incremento percentuale dei nuovi casi".
Dall'altro, preoccupano le strutture sanitarie, come si apprende dalle parole di Renata Gili, responsabile ricerca sui servizi sanitari di Gimbe, secondo cui "nonostante la lieve flessione della curva dei contagi peggiora la situazione sul versante ospedaliero, anche perche' la terza ondata e' partita da un 'altopiano' molto elevato di posti letto occupati". A livello nazionale entrambe le soglie di allerta riguardanti l'occupazione di posti letto da parte di pazienti Covid in area medica (40 per cento) e in terapia intensiva (30) sono superate e arrivano rispettivamente al 43 e al 39 per cento.
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