Il Foglio Salute
Possiamo curare meglio gli anziani
Perché è necessario tutelare di più le persone non autosufficienti. Idee
Le tendenze demografiche in Italia mostrano una significativa crescita della sopravvivenza e un aumento della popolazione in età senile che richiede assistenza specializzata, sanitaria e non solo. La dimensione dell’anzianità, così come quella della fragilità individuale, non si risolve esclusivamente in un quadro clinico ma è largamente influenzata da variabili socio-demografiche; il contesto dove si svolge la storia personale di un individuo avrà un ruolo importante nello sviluppo della sua senilità e la disponibilità di adeguate risorse economiche e relazionali determinerà il suo bisogno di interventi sociali. La tutela del diritto alla salute degli anziani, in particolare non autosufficienti, è perciò complessa e rappresenta una grande sfida per la sanità pubblica.
La recente condizione di emergenza generata dall’epidemia da Sars-CoV-2 ha purtroppo reso evidenti numerose carenze strutturali del sistema sanitario nazionale. Come è noto, nonostante l’impegno straordinario di molti operatori e strutture residenziali su tutto il territorio, in alcuni casi proprio le RSA, cioè i luoghi deputati alla presa in carico e alla cura delle persone più vulnerabili, sono divenute luoghi di diffusione del virus e di inadeguata attenzione ai bisogni delle persone assistite. Piani di preparazione generali alle emergenze non possono prescindere dall’individuazione di strategie adeguate a garantire la tutela di tutti gli individui, anche di quelli in condizione di non autosufficienza.
Il Gruppo di lavoro multidisciplinare “Bioetica Covid-19”, istituito in corso di epidemia presso l’Istituto superiore di sanità, ha redatto, con la collaborazione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, un documento sugli aspetti etici e giuridici dell’assistenza a persone non autosufficienti in contesto residenziale, con l’obiettivo principale di rimarcare la necessità e l’urgenza di una rinnovata attenzione scientifica e istituzionale al tema. In questi contesti, sia le questioni etiche quotidiane come il rispetto dell’autonomia, il consenso informato, l’uso di contenzione fisica e farmacologica, la gestione del dolore, la comunicazione con i familiari, sia le questioni particolari come le decisioni sul fine vita, assumono grande rilevanza e richiedono una valutazione e un’organizzazione specifica rispetto ad esempio ai contesti ospedalieri.
Non è, infatti, da sottovalutare il rischio di esposizione a violazioni dell’integrità dei diritti, nei casi in cui istituzionalizzazione e isolamento si vadano a generare come condizioni de facto, seppur dopo un ingresso volontario in una struttura, in conseguenza della perdita della capacità di autodeterminazione o dell’assenza di riferimenti familiari di sostegno e di una scarsa rete di servizi territoriali.
Il documento dell’Iss rileva come le necessità sociali e relazionali costituiscano bisogni essenziali per gli ospiti delle residenze socio-sanitarie e come queste debbano sempre proporsi come luoghi aperti, integrati con il territorio di riferimento e in costante dialogo con le istituzioni e mai come luoghi inaccessibili o opachi. Tale approccio include anche una gestione efficiente dei flussi di dati sanitari e l’implementazione di adeguati sistemi di monitoraggio. Nel corso della pandemia abbiamo compreso bene l’importanza della conoscenza epidemiologica per la costruzione di strategie di risposta adeguate e spesso è stato ripetuto che la trasparenza costituisce sempre un criterio etico di riferimento in relazione alla produzione e condivisione di dati scientifici veritieri, completi e aggiornati.
Il documento contiene anche alcune raccomandazioni etico-assistenziali applicabili al contesto epidemico Covid-19 e pone l’accento sul contributo che la medicina palliativa può dare nella gestione di pazienti anziani giunti in fine vita a causa dell’infezione da Sars-CoV2. Durante lo sviluppo del lavoro del gruppo dell’Iss “Bioetica Covid-19”, il ministero della Salute istituiva una Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, con l’intento di avviare una riforma globale nel nostro paese. Tale riforma presuppone un passaggio culturale che ci imporrà di immaginare una sanità diversa, in grado di rispondere ai bisogni specifici delle persone anziane fino agli ultimi momenti della loro vita. Assistenza domiciliare, nuovi possibili modelli abitativi come il co-housing, strutture residenziali socio-sanitarie, sono solo alcuni degli spazi in cui dovrà realizzarsi la migliore accoglienza possibile per chi, pur in una condizione di necessità e dipendenza, ha diritto a vivere la propria vita in un ambiente familiare e nella completa valorizzazione della propria autonomia residua.
Luciana Riva
Ricercatrice Unità di Bioetica Iss
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