il foglio salute
La sanità del futuro va riprogettata oggi
Occorre ragionare su due linee d’azione: il contrasto alla pandemia e il recupero delle cure. L’importanza del territorio
Next Generation Eu: il diritto alla salute resta un pilastro della nostra democrazia? Nella visione del paese che martedì il presidente del Consiglio, il professor Mario Draghi, ha proposto al parlamento chiedendone l’approvazione sul piano del recovery plan, la salute non è stata citata molto. Uno slancio verso il futuro del nostro paese è indubbiamente necessario, ma dobbiamo fermarci un attimo, guardarci indietro e raccogliere le macerie che questa pandemia ha creato; prima del ponte sullo stretto, che spero non si faccia mai, dobbiamo recuperare le migliaia di famiglie, quel 10 per cento della popolazione che è caduta in povertà e che necessita di supporto immediato. Prima di pensare all’introduzione di nuovi modelli organizzativi in sanità dobbiamo andare in Calabria, osservare bene quello che sta accadendo e aiutare una regione che nonostante il susseguirsi di commissari straordinari e dell’intervento di Emergency è ultima nelle vaccinazioni e nelle liste d’attesa sia per le diagnosi che per la cura. Dobbiamo guardare al futuro e recuperare anni di vita che stiamo perdendo a causa della pandemia. Uno studio di recente pubblicazione dichiara che il Covid sta accorciando la vita, si parla di 18 mesi persi ma non a causa del virus, bensì per le mancate prestazioni e questo non è più accettabile; va da sé che si debbano fare delle scelte e attuare delle riforme partendo soprattutto dal comparto che ha retto strutturalmente, nonostante tutto, lo tsunami Covid ma che ha allo stesso tempo fatto emergere le criticità della gestione sanitaria in stato di emergenza. Parliamo di medicina territoriale: i medici di medicina generale che hanno potuto scegliere se esserci o meno, soprattutto nella prima fase, rappresentano ancora oggi i destinatari più frequenti delle critiche dei cittadini che lamentano mancate risposte o scarico di responsabilità sulle regioni o addirittura sullo stato. Non si vuole ovviamente generalizzare, ma il rapporto tra i medici che ogni mese ricevono emolumenti per i pazienti che hanno in carico, e i cittadini che in molti casi hanno perso la fiducia riposta in loro, andrebbe indagato e rivisto.
Non è più accettabile che la pandemia faccia da paravento nel procrastinare azioni a favore di chi chiede aiuto, e questo vale a livello macroscopico anche per funzionari pubblici, per la politica e per le agenzie preposte alla tutela della salute pubblica. Il tempo di agire è questo, altrimenti per i prossimi anni non ci sarà nessun piano europeo che riuscirà a impedirci di piangere migliaia di morti che si possono evitare. Ragioniamo dunque su due linee d’azione: il contrasto alla pandemia e il recupero delle cure. Contestualmente serve riprogettare la sanità del futuro, un futuro che non può e non deve prescindere dai valori che hanno portato l’Italia a scegliere un modello universalistico delle cure senza censo e senza discriminazioni: la salute come bene pubblico non è negoziabile. E attenzione a non aprire il modello futuro della nostra sanità a fondi finanziari e d’investimento e alla complementarietà delle assicurazioni private, o meglio, se questo è il progetto bisogna ragionare su una sanità mista, ma che sia trasparente la scelta affinché i cittadini siano consapevoli che il loro futuro sarà pieno di tecnologia e innovazione che però, occorre sottolinearlo, riguarderà solo chi potrà permettersele. La chiarezza su questo tema è il minimo sindacabile che i cittadini devo pretendere dallo stato. Di che sanità pubblica stiamo parlando e con quali valori.
Rosaria Iardino
Presidente Fondazione The Bridge
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