Non è beneficenza
Vaccinare tutto il mondo, al più presto
È nel nostro interesse, bisogna trovare il modo di aumentare la produzione. La questione dei brevetti e le ragioni di una interruzione temporanea finché siamo in un’emergenza senza precedenti
Joe Biden, il presidente del paese con la maggior densità di imprese multinazionali, ha dato una gran lezione ai tremebondi paesi europei proponendo in modo chiaro il problema dei brevetti relativi ai vaccini con il fine di fare il più presto possibile a vaccinare tutto il mondo non tanto per un atto di beneficenza, ma nel nostro specifico interesse. Infatti poiché nei paesi a basso reddito non è stato vaccinato neppure il 2 per cento della popolazione, non è difficile immaginare che continuando la circolazione del virus si possano sviluppare delle varianti che ritornando da noi possano essere insensibili agli attuali vaccini. Proprio per questa ragione è stupefacente che la decisione di rendere disponibile la possibilità di aumentare le dosi necessarie per vaccinare tutti non sia venuta spontaneamente alle stesse multinazionali farmaceutiche.
Hanno perso una occasione per dimostrare di non essere estranee alla società in cui vivono e per migliorare una immagine che non è certamente la migliore dal punto di vista dell’opinione pubblica. Non vi è dubbio che contro tutte le opinioni correnti sono state capaci di produrre i vaccini in tempi da record. Tuttavia non bisogna dimenticare che per sviluppare i vaccini anti Covid-19 hanno attinto a una serie di tecnologie che sono il frutto della ricerca che mira alla conoscenza, finanziata da soldi pubblici o da Fondazioni non-profit, in modo del tutto gratuito. Non solo, ma tutti coloro che hanno collaborato e rischiato come partecipanti agli studi clinici controllati lo hanno fatto senza richiedere compensi. Infine non va dimenticato che le multinazionali produttrici dei vaccini sono state inondate di miliardi di dollari pubblici e privati per cui non hanno certamente corso dei rischi economici.
Detto questo le reazioni dei governi sono state in generale di consenso al richiamo del presidente Biden, salvo la Germania, sede di una industria co-produttrice di vaccini. Si tratterebbe adesso di passare dalle idee ai fatti. Vanno identificate strutture capaci di produrre vaccini per essere adattate e potenziate e si devono cercare accordi con le multinazionali perché moltiplichino in tempi rapidi la produzione. Ciò si può ottenere in vari modi: con accordi benevoli pagando royalties, oppure trovando accordi con altri produttori di vaccini, l’Europa è la principale produttrice di vaccini di altro tipo, oppure, come ultima spiaggia, attraverso licenze obbligatorie, possibili quando si sia di fronte a situazioni di emergenza. Se tre milioni di morti nel mondo a causa del virus Sars-Cov-2 non sono una catastrofe, non si sa cosa si debba attendere! Ma sono già cominciati i dubbi, le perplessità e le opposizioni. Sono più o meno gli stessi attori che avevano in passato rassicurato sul fatto che non c’era bisogno di altre azioni perché le multinazionali avrebbero provveduto a tutte le dosi necessarie e poi, quando ci si è accorti che si era in preoccupante ritardo, hanno interloquito dicendo che era complicato, che ci voleva del tempo, non c’erano le apparecchiature e quant’altro.
Tuttavia si sapeva dal settembre dello scorso anno che i vaccini sarebbero stati pronti per la fine dell’anno. Infatti il Regno Unito, Israele e gli Stati Uniti hanno cominciato a vaccinare sin dall’inizio di dicembre e oggi si trovano in condizioni molto migliori dei paesi europei. Non dimentichiamoci che in Italia da dicembre a oggi ci sono stati circa 60.000 morti che in parte avremmo potuto evitare attraverso la disponibilità di più vaccini. Quanti morti vogliamo ancora? Infine ci sono i sostenitori dei brevetti che si sbracciano per dire che niente brevetti, niente ricerca! Un falso perché non tutta la ricerca punta a far brevetti. Per fortuna ce n’è ancora tanta che è essenziale per dare il via alle ricerche applicative e di sviluppo. La proposta di Biden non è quella di modificare la proprietà intellettuale e il mondo dei brevetti. Si tratta solo di una interruzione temporanea di pochi brevetti finché siamo in una emergenza senza precedenti. La salute di tutti vale questa piccola rinuncia. Il prossimo futuro ci dirà se prevarrà il buon senso o se gli interessi di parte aumenteranno le bare.
Silvio Garattini, presidente Istituto di ricerche Mario Negri Ircss