Morire di Covid "nonostante" il vaccino. Parla il dr. Manfellotto
Due casi sfortunati che non significano che si debba avere sfiducia nell'efficacia dei farmaci. "Rientra nella normale variabilità di ogni terapia", dice il presidente dei medici internisti
Lunedì 17 maggio a Baiardo, entroterra Sanremese, è morto per Covid l' 82enne Nuccio Chierico, ex consigliere regionale e storico esponente della destra ligure. All'alba di lunedì all'ospedale di Trecenta, Rovigo, è morto per Covid anche Luigi Mantovani, che ne avrebbe compiuti 88 il prossimo 20 luglio. Notizie come tante, in questo periodo, non fosse che entrambi avevano completato, da una decina di giorni, la vaccinazione anti-Covid. E così nel sottobosco No-vax sui social e su alcune pagine complottiste hanno iniziato ad essere condivisi gli articoli di giornali locali che riportavano le notizie, con il sottinteso, nemmeno tanto velato, che il vaccino non funziona. “Sappiamo invece che i farmaci hanno una protezione altissima contro il virus. Altissima significa che nel 90-95 per cento dei casi riducono le morti e le ospedalizzazioni. Ma rimane scoperta una piccola percentuale di casi sfortunati”, dice al Foglio Dario Manfellotto, primario di Medicina interna al Fatebenefratelli e presidente Fadoi. “Inoltre ci può essere, in ogni soggetto, una maggiore o una minore efficacia: rientra nella normale variabilità di ogni terapia. Anche i farmaci per il diabete, per l'ipertensione o gli antibiotici possono avere, a seconda degli individui, un'effetto migliore o peggiore, in alcuni casi possono addirittura non averlo. Ma ciò non significa che siano strumenti da abbandonare o che ci debba essere sfiducia sul loro utilizzo”.
Nei casi di Saremo e Rovigo, ha un peso anche la comunicazione che ne è stata fatta: i titoli strillati di alcune testate poi rimbalzano sui forum complottardi, dove prendono la piega della post-verità. “Dire che quelle persone sono morte 'nonostante' il vaccino è diverso da dire che sono morte 'dopo' il vaccino. A volte basta cambiare avverbio. E i casi degli ultimi giorni sono eccezioni che confermano il buon funzionamento dei vaccini: negli ospedali vediamo una drastica diminuzione dei casi. Un miglioramento che non può essere dovuto solo alle migliori condizioni climatiche. Sappiamo che il caldo aiuta a debellare il virus, ma ricordiamoci anche che l'anno scorso, fino al 18 maggio, eravamo in un lockdown durissimo. Oggi, con misure molto meno drastiche, abbiamo raggiunto i numeri che nel 2020 si sono presentati verso fine giugno o inizio luglio. E non ci sono grossi dubbi sul fatto che dobbiamo ringraziare i vaccini per questo”.
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